Via alla demolizione del grattacielo andato a fuoco a Zagabria

Già sede dei media pubblici della Jugoslavia socialista, l’edificio del Vjesnik risulta compromesso dal recente rogo. Si punta all’utilizzo dell’esplosivo

Stefano Giantin
Il grattacielo Vjesnik in preda alle fiamme lo scorso 17 novembre
Il grattacielo Vjesnik in preda alle fiamme lo scorso 17 novembre

Prima un incendio che ha avuto risonanza in mezza Europa, oltre a tenere con il fiato sospeso un Paese intero. Ora, l’attesa per una mega-demolizione da attuare a colpi di centinaia di chilogrammi di esplosivo e destinata a entrare negli annali. Sarà con tutta probabilità questo l’epilogo definitivo del grattacielo Vjesnik, uno dei simboli di Zagabria, distrutto da un incendio divampato la sera dello scorso 17 novembre. Incendio, ricordiamo, che è stato messo sotto controllo dai vigili del Fuoco con estrema difficoltà, a causa della struttura del palazzo, dei rivestimenti interni e degli arredi in legno, con ampie superfici in moquette. I danni sono stati così estesi da mettere subito in dubbio che ci fossero chance di rimettere in sesto quello che fu uno dei simboli della Croazia e della Jugoslavia socialista, casa del gigante pubblico dell’editoria Vjesnik, prima della decadenza partita negli anni Novanta.

Il Vjesnik di Zagabria distrutto da un rogo
Il grattacielo Vjesnik avvolto dalle fiamme nel corso della notte nella capitale croata Zagabria

Cosa fare dunque del Vjesnik? Si può salvare o almeno si spera, aveva assicurato a caldo il premier croato Andrej Plenković. Ma con il passare dei giorni le dimensioni del disastro hanno cancellato ogni ragione di ottimismo. Poi la sentenza capitale per il grattacielo di vetro e cemento – costruito nel 1972, alto 70 metri, 16 piani – che sarebbe andato a fuoco, pare, per un gioco avventato di adolescenti piromani, ma le indagini proseguono.

La sentenza senza appello sulla demolizione è stata pronunciata dal vicepremier e ministro croato delle Costruzioni, Branko Bačić, dopo aver ricevuto il rapporto redatto dal Centro per l’ingegneria sismica di Zagabria (Hcpi). Il Centro ha suggerito che la struttura del grattacielo sarebbe stata compromessa dal rogo e non sarebbe recuperabile in alcun modo. Da qui la scelta obbligata: «a causa del rischio di crollo» e per garantire la sicurezza pubblica, sarà necessario «rimuovere la costruzione del Vjesnik», ossia demolire il grattacielo, ha annunciato il ministro Bačić. «Inizieremo subito le procedure di rimozione», ha anticipato, spiegando tuttavia che le dimensioni del complesso richiederanno prima un’attenta analisi sulla strategia di demolizione, anche perché il grattacielo sorge in un’area ad alta densità abitativa.

Bisogna comunque fare in fretta, perché la struttura potrebbe essere ulteriormente indebolita da pioggia, neve e gelo, collassando. La demolizione dovrebbe avvenire usando centinaia di chilogrammi di esplosivo, così da far implodere il Vjesnik o quantomeno farlo rovinare verso uno dei viali che cingono il palazzo, nel giro di 10-15 secondi. Si tratta di un’impresa rischiosa e imponente e «in Croazia abbiamo tre, forse quattro aziende serie che possono compiere» l’operazione di posizionamento delle mine, ha specificato la vicepresidente della Camera di Commercio croata, Mirjana Čagalj, aprendo le porte anche a imprese specializzate da Germania, Austria, Polonia. E Italia. Il governo ha anticipato che spera di poter investire nell’area dopo la demolizione. Facendovi sorgere qualcosa di altrettanto imponente e ricco di significato. —

Argomenti:cronaca

Riproduzione riservata © Il Piccolo