Condannato per la pulizia etnica in Kosovo: il generale serbo Pavković ora è libero

Scarcerato in anticipo per l’aggravarsi di una malattia, è stato riaccolto in Serbia con tutti gli onori. Deve scontare 22 anni per crimini di guerra

Stefano Giantin
Nebojša Pavković in una foto d’archivio
Nebojša Pavković in una foto d’archivio

Un ritorno in patria con tutti gli onori, a bordo di un aereo di Stato. È l’accoglienza riservata in Serbia a Nebojša Pavković, 79 anni, ex generale serbo – fra i favoriti di Milošević - che rivestì la carica di capo di stato maggiore dell’esercito di Belgrado e soprattutto di comandante della Terza armata durante la guerra in Kosovo. Pavković, nel 2009 in primo grado e poi in appello nel 2014, era stato condannato a 22 anni di carcere dal Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia.

Pesantissime le imputazioni: era stato infatti condannato per i gravi crimini di guerra compiuti contro i civili in Kosovo, incluse le operazioni per cacciare gli albanesi dalle loro case. Confinato dopo la condanna in una prigione in Finlandia, Pavković ha visto le sue condizioni di salute aggravarsi negli ultimi mesi. Da qui la decisione del Mict, il successore del Tribunale dell’Aja, di concedergli la libertà provvisoria anticipata e di permettergli di tornare in patria.

L’ex generale «è in condizioni molto difficili», ha spiegato il presidente Vučić, che si è detto «felice» che Pavković «possa rivedere il cielo libero» della Serbia e rimettere piede sulla sua terra. L’ex comandante «continuerà a essere curato in Serbia, con il sostegno della sua famiglia e delle istituzioni sanitarie» del Paese balcanico, ha annunciato il premier serbo Djuro Macut, che ha specificato che Belgrado ha sostenuto la richiesta di rilascio anticipato. Negli anni passati, Pavković era stato comunque già presente nella vita pubblica in Serbia, dopo aver scritto libri pubblicati dal ministero della Difesa e aver partecipato a show in tv e su internet. —

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