Voto annullato, Romania nel caos tra mercenari e intimidazioni
Bloccato un piano che prevedeva l’assalto di paramilitari filorussi ai manifestanti anti-Georgescu
Un colpo di scena dietro l’altro, una catena di eventi sempre più allarmante, con in sottofondo un’atmosfera à la “Vogliamo i colonnelli”.
È lo scenario che si sta sviluppando in Romania, dove non si placa l’onda lunga di dure contrapposizioni e polemiche – e di incidenti più o meno gravi – scatenati dalla decisione della Corte costituzionale di Bucarest di annullare le elezioni presidenziali, per presunte ingerenze eterodirette, forse da Mosca.
La mossa della Consulta ha azzerato la vittoria a sorpresa al primo turno dello sconosciuto candidato nazionalista e filorusso Calin Georgescu, che avrebbe dovuto sfidare domenica scorsa la liberale di centrodestra Elena Lasconi, con il primo favorito nei sondaggi. Domenica le urne, per l’annullamento del voto, sono rimaste però vuote.
Ma alcuni personaggi inquietanti, nell’ombra, non sono rimasti con le mani in mano.
Si tratta di un gruppo di più di ventina di ultraradicali, un manipolo di mercenari e “contractor” che avrebbe pianificato attacchi a Bucarest creando disordini tali da farla precipitare nel caos. Solo un tempestivo intervento della polizia ha fatto fallire il piano.
Piano, dai contorni ancora confusi ma nondimeno assai allarmanti, che secondo i media romeni avrebbe avuto come obiettivo principale l’assalto ai partecipanti alle massicce proteste anti-Georgescu e pro-Occidente che, da giorni, si tengono nella capitale.
Non è finita. I paramilitari avrebbero compilato una lista di politici e giornalisti, obiettivi di una non meglio precisata «operazione di intimidazione».
Di certo, il gruppo non era formato da innocenti boyscout. Le forze dell’ordine di Bucarest hanno specificato di aver fermato nella notte tra il 7 e l’8 dicembre «svariati veicoli» sui cui viaggiavano i membri del misterioso gruppo, confiscando loro «armi, coltelli, asce, un machete» e «materiale pirotecnico».
La mente del gruppo? Tal Horatiu Potra, doppia cittadinanza francese e romena, impegnato in politica localmente con il sostegno di partitini nazionalistici, ma soprattutto un passato da membro della Legione straniera e da mercenario in zone di guerra, in Africa.
Potra è conosciuto per le posizioni critiche verso l’Occidente e il sostegno a Mosca e all’invasione dell’Ucraina. Secondo i media di Bucarest, l’uomo – che è stato fermato dalla polizia mentre era in auto armato e con una grossa somma di denaro contante – sarebbe anche un grande sostenitore di Georgescu. Il sospetto è che i soldi in suo possesso dovessero servire a finanziare altri estremisti da sguinzagliare contro le manifestazioni anti-Georgescu e per organizzare raduni a suo favore.
Potra attraverso il suo avvocato ha respinto ogni accusa e negato «ogni legame» con Georgescu.
La magistratura, ora, dovrà far luce sul preoccupante caso dei mercenari, mentre proseguono le indagini sulle possibili manipolazioni del voto popolare.
Gli investigatori hanno perquisito tre abitazioni del tycoon Bogdan Peschir, sospettato di aver finanziato irregolarmente la campagna di Georgescu su TikTok, sequestrandogli pc e ingenti somme di denaro.
Sabato altre 18 perquisizioni avevano messo nel mirino estremisti di destra e altri individui sospettati di aver chiamato alla rivolta contro la decisione della Consulta di annullare le presidenziali, mentre le autorità hanno intensificato la vigilanza sui social.
È questa una delle vie per «lasciare che siano i romeni a decidere» del proprio futuro, il messaggio di Ursula von der Leyen al presidente romeno in carica, Klaus Iohannis. —
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