A Doberdò comunità sotto choc: «Era un grande e serio lavoratore»

La vittima era figlio di Olinto, sindacalista dello Spi-Cgil. Giovedì avrebbe compiuto 53 anni
Bonaventura Monfalcone-06.01.2018 Casa dell'uomo deceduto nell'incidente mortale-Via Vallone 2-Doberdò del Lago-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-06.01.2018 Casa dell'uomo deceduto nell'incidente mortale-Via Vallone 2-Doberdò del Lago-foto di Katia Bonaventura

GORIZIA Doberdò sotto choc. La piccola comunità incastonata sulle pendici carsiche non si rassegna al dolore che ha travolto una famiglia, quella degli Zanier – persone stimate e ben volute da tutti – ch’è molto conosciuta in paese. Soprattutto per l’attività di Olinto, il papà della vittima, sindacalista Spi-Cgil, presidente del circolo Doberdò, e per i trascorsi calcistici del fratello minore Dario, portiere nel Mladost.

Alla disperazione per una, anzi due, morti orribili nel cuore di un sabato sera terminato tragicamente sulla tortuosa strada del Vallone, un’arteria disseminata di croci, si è associato subito, spontaneo, il sentimento del cordoglio. L’affetto incodizionato per quell’uomo mite e riservato, Davorino, che giovedì avrebbe compiuto 53 anni, ma non ha fatto in tempo a tagliare il traguardo. Un grande lavoratore, così lo descrivono. Che da 23 anni attraversava con la motrice i binari dello scalo marittimo di Portorosega. Abilitato alla manovra dei convogli ferroviari, traghettava infatti i carichi di merce in arrivo e partenza. Per questo era un volto familiare a tanti portuali. Da ultimo lavorava per la Logyca Umf-Ultimo miglio ferroviario, ex Coracfer. Azienda che già cinque anni fa aveva subito un colpo durissimo col decesso del ronchese Giovanni Cornacchia, amico peraltro di Davorino Zanier, morto schiacciato da un carro ferroviario all’uscita dello scalo.

«Davorino aveva pochi amici e se li teneva ben stretti», ricorda il fratello. Sapeva lasciarsi andare a gesti di generosità non comuni. Se vedeva che una persona era in difficoltà e aveva bisogno di uno “strappo”, fosse pure uno sconosciuto o un extracomunitario, lui l’accoglieva nella sua Ford Escort Rs. Tre, di queste vetture, ne aveva possedute: un pallino comune ai collezionisti guidare sempre lo stesso modello. Non di rado Zanier aiutava un conoscente che si trovava in ristrettezze economiche: lo portava fuori, gli offriva una cena. Perché lo conosceva da trent’anni e desiderava tendergli una mano. Proprio su questa figura si è concentrata, ieri, l’attenzione degli investigatori: potrebbe essere il passeggero ad aver perso la vita nel pauroso schianto. Una persona senza parenti prossimi, pare. Ma conferme si avranno solo nelle prossime ore. Ieri, a causa delle condizioni della salma, non è stato possibile procedere al confronto e dunque i carabinieri non hanno reso nota l’identità della seconda vittima.

Uno spirito generoso, quello di Davorino. Lo ricorda così anche il vicino di casa Silvan Jarc: «Una cosa veramente crudele quanto accaduto ai Zanier. Davorino era una persona gentile, educata, riservata. Non usciva spesso, perché lavorava anche di notte e doveva riposarsi. Sono molto dispiaciuto». «Turbato» e «scosso» anche l’ex sindaco Paolo Vizintin, che da piccolo giocava a calcio, sempre nel Mladost, con Davorino e suo fratello Dario. «Una notizia che non avrei mai voluto apprendere – dice – era una ragazzo buono, serio. Ci eravamo persi di vista, ma la sua improvvisa morte mi rattrista profondamente». «Non oso immaginare – conclude – come stia la famiglia...». Uno strazio infinito sopravvivere a un figlio, restare senza fratello maggiore. —


 

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