A “lezione di storia” su patria e bella morte

Il docente di Storia romana Giardina, all’appuntamento del Verdi, è partito dalla pittura di David
Lasorte Trieste 03/04/16 - Teatro Verdi, Lezioni di Storia
Lasorte Trieste 03/04/16 - Teatro Verdi, Lezioni di Storia

«Non si piange per il fratello che ha perso la vita per una bella morte». Prima di tutto la patria. Si ragionava così nell'antica Roma, ha spiegato Andrea Giardina, ordinario di Storia romana alla Scuola normale superiore di Pisa, ieri al penultimo appuntamento del ciclo di lezioni "La Storia nell'arte", organizzato da Laterza insieme al Comune, con la collaborazione de “Il Piccolo”, con la sponsorizzazione di AcegasApsAmga, con il contributo della Fondazione CRTrieste. Lezione incentrata su "La patria e la bella morte", osservando "Il giuramento degli Orazi" opera di Jacques-Louis David, dipinta tra il 1784 e il 1785 e commissionata dalla corte di Francia. Questo pittore neoclassico prese spunto dall'episodio raccontato nel primo libro delle Storie di Tito Livio, anche se la scena rappresentata è di pura invenzione, perché «gli artisti hanno la propria libertà». Presentato e introdotto dall'assessore all'Educazione Antonella Grim e dal giornalista del “Piccolo” Pietro Spirito, Giardina ha prima di tutto presentato l'autore del dipinto, Jacques-Louis David, che nell'autoritratto oggi agli Uffizi possiamo vedere com'era precisamente: «Con una smorfia, il risultato di una ferita ricevuta durante un duello di scherma mai guarita - racconta Giardina -, che provocò un tumore benigno e che deformò il volto dell'artista, ma in modo tale da dargli un'aria un po' altezzosa». Ma David anche balbettava, deficit che compensò attraverso la sua arte, nella quale corpi immensi avrebbero parlato al suo posto, usando le parole degli antichi Romani. Per fortuna, appunto, «la sua arte prevalse sulla balbuzie e gli diede una fama immensa». C'è qualcosa di più della sua fama: il mutamento fulmineo nel tempo del significato di molteplici dei suoi dipinti. «Le serment des Horaces» - questo il titolo originale dell'opera in questione, che prende spunto dalla lotta tra Orazi e Curiazi, battutisi in rappresentanza rispettivamente di Roma e di Alba Longa - celebra lo stato d'animo del tempo. I combattenti sono più in ansia per la patria che per la loro vita, che rischiano sì di perdere, ma nell’eventualità si sarebbe trattato di "bella morte". «L'eroismo civico produce violenza patriottica», ha detto Giardina: violenza rappresentata, insieme allo scompiglio domestico e alle lacrime, attraverso le tre figure femminili che si disperano per i propri parenti in duello. La metamorfosi del significato del "Giuramento degli Orazi", oggi al Louvre, è velocissima. Dopo l'esposizione nel 1785 al Salon di Parigi, nel 1789 cambia connotazione: la presa della Bastiglia rende il quadro un manifesto rivoluzionario e «David diventa un pittore politico». Così come succede a un altro dipinto dello stesso autore, «i littori riportano a Bruto i corpi dei suoi figli", sempre commissionato dalla corte, dove Bruto incarna la virtù civica assoluta. E questa percezione repubblicana, in realtà, per i re dell'epoca non aveva nulla di sovversivo, perché in questo caso i quadri, al contrario, diffondevano i valori della classicità. Il "Giuramento della Pallacorda", poi, ritrova quella alzata di braccio che c'era negli Orazi. Un gesto che, proseguendo con la fase napoleonica di David nel dipinto del 1801, "Napoleone varca le Alpi", ritroviamo nel condottiero corso come simbolo di autocrazia. Infine un salto ancora, questa volta all'epoca fascista, dove quel saluto romano rappresentato già da David, torna, perde il significato precedente, entra nell'immaginario collettivo soprattutto grazie al cinema. «Sono rituali tipici dei regimi dittatoriali di massa fondamentali per le testimonianze storiche - conclude Giardina -. Quindi il gesto inventato da David è molto plastico, adatto a tutte le circostanze, ai repubblicani, ai fascisti, nazisti, per poi concretizzarsi soprattutto sul saluto nazifascista». Con gli applausi che dalla platea hanno preso il volo fino al loggione.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo