A "Lezioni di Storia" il lungo viaggio di Tom Joad

Alessandro Portelli racconta l’emigrazione in America nella grande crisi, domenica 17 dicembre alla Marittima, con inizio alle 11

TRIESTE Nuovo appuntamento con le Lezioni di storia, sei incontri questa volta dedicati a “Il viaggio”. Domenica 17 dicembre, alle 11, al Terminal passeggeri della Stazione marittima, a ingresso libero fino a esaurimento posti, introdotto da Arianna Boria, Alessandro Portelli parlerà su “L’emigrazione in America nella grande crisi”. Il ciclo delle Lezioni di storia, ideato dagli Editori Laterza, è organizzato dall’Erpac-Ente regionale patrimonio culturale della Regione Friuli Venezia Giulia, con il contributo della Fondazione CRTrieste, la media partnership de “Il Piccolo”, la collaborazione di Trieste Terminal Passeggeri e il patrocinio del Comune di Trieste. Anticipiamo di seguito un brano dell’intervento di Alessandro Portelli.

Lezioni di Storia a Trieste: 6 incontri sul tema del viaggio


La famiglia Joad in viaggio è composta di dodici persone di tre generazioni: i nonni e i genitori di Tom, soprattutto sua madre, Ma Joad, che sarà l’altra protagonista della storia; lo zio John, i fratelli Noah, Al, i piccoli Ruthie e Winfield, la sorella incinta Rosasharn e suo marito Connie. E il predicatore pentito Jim Casy, che ha perso la fede ma non smette di cercare il senso di quello che ha intorno e chiede di unirsi a loro per capire che cosa accade sulla strada e nei frutteti della California. “The family had to get across”: la famiglia deve farcela, dice Ma Joad. La famiglia è la protagonista del viaggio con tutta la sua ambivalenza. La famiglia può essere un’estensione dell’egoismo del singolo – la mia famiglia, come il trattorista che distrugge la terra e le case per tre dollari al giorno, perché i suoi figli devono mangiare e chi se ne frega dei figli degli altri. Oppure è un’apertura del singolo, che amando la sua famiglia impara ad amare anche altri, e la famiglia diventa un principio di solidarietà più ampia.

Da Ulisse alle migrazioni, viaggio in sei tappe con le Lezioni di storia VIDEO
Mosaic scene from Homer´s Odyssey, Ulysses meeting with sirens in The Bardo museum in Tunis, capital of Tunisia.


Così nel corso del viaggio la famiglia da un lato si sgretola – Connie se ne va, i nonni muoiono uno prima di partire l’altra al confine della California, Noah si ferma al primo corso d’acqua che trovano. Ma al tempo stesso si allarga: quando il nonno muore, i Joad trovano l’aiuto di un’altra famiglia incontrata lungo la strada, e viaggeranno insieme come se le due famiglie fossero una sola. Il viaggio percorre la storica Route 66. Come in tanti testi americani, lo faceva notare più tardi Cesare Pavese a proposito di Whitman, la mera elencazione dei nomi geografici svolge una funzione poetica: “La 66 per uscire da Oklahoma City; El Reno e Clinton sulla 66 verso ovest; Hydro, Elk City, Texola. E finisce l’Oklahoma. La 66 attraverso il corridoio del Texas: Shamrock e McLewan, Conway e Amarillo la gialla, Wildorado e Boise. E finisce il Texas...” E cosi via.

La canzone che ha scritto Bruce Springsteen a partire da questo romanzo, “The Ghost of Tom Joad” dice “the highway is alive”, la strada è viva. È viva per le moltitudini che la percorrono e ci si organizzano per sopravvivere. Di sera avveniva una cosa strana. Le venti famiglie diventavano una famiglia, i figli diventavano figli di tutti. Ogni notte nasceva un mondo, attrezzato e completo, in ogni sua parte. Ogni notte venivano sancite tutte le relazioni che formano un mondo; e ogni mattina quel mondo veniva smontato come un circo. E man mano che i mondi si spostavano verso ponente le regole divenatavano leggi, senza che nessuno lo imponesse alle famiglie: è contro la legge evacuare vicino al bivacco; è contro la legge insudiciare l’acqua potabile; è contro la legge consumare cibi prelibati vicino a chi non ha da mangiare tranne che lo si inviti a condividerli. I Joad e le moltitudini in viaggio si sono messi sulla strada grazie ai due fattori classici delle migrazioni: push e pull, la spinta e il richiamo. La spinta è la perdita della terra, l’espulsione violenta che li costringe ad andarsene. Il pull è il richiamo della California. Tutti i migranti hanno letto i volantini che dicono: c’è lavoro in California, cercasi braccianti, buone paghe. Qualcuno che c’è già stato dice che le cose non stanno così, ma l’unica cosa che hanno i migranti è la speranza e non ci possono rinunciare. In più, c’è il potere suggestivo della scrittura: non farebbero la fatica e la spesa di scrivere e diffondere questi volantini se non fosse vero. La sola scrittura che queste famiglie conoscono è la Scrittura, e un testo scritto non può mentire. Come, in altra epoca, in cui la verità sta nella televisione, i gommoni partono dall’Albania carichi di gente che crede che l’Italia sia quella che hanno visto nella pubblicità televisiva.

I Joad arrivano e si trovano in una tendopoli di fortuna, insieme ad altre centinaia di migranti senza lavoro. Scoprono di essere parte di un grande esercito di riserva di lavoratori disponibili a qualunque cosa pur di sfamare le famiglie. Gli servono tremila uomini e ne arrivano seimila. E loro l’ingaggiano alla paga che vogliono. Se non ti sta bene peggio per te: ce n’è mille pronti a raccogliere pesche per quella paga. E allora tu raccogli, raccogli, raccogli, raccogli… e poi basta. Le pesche maturano tutte insieme, in quella zona non c’è più un cavolo da fare dopo che hai raccolto le pesche. E i proprietari non ti vogliono fra i piedi. Tu e gli altri tremila. La raccolta è finita. Quelli come te rubano, si sbronzano, magari seminano zizzania. E poi siete brutti da vedere, con le tende sudice; e la campagna è bella, ma voi puzzate. Non vi vogliono tra i piedi. La polizia fa irruzione nel campo, spara e picchia, il predicatore Casy abbatte un poliziotto e viene arrestato. Per un breve intervallo la famiglia è ospitata in un campo gestito dal governo, dove le condizioni sono buone e la gente si autogestisce; ma non c’è lavoro e si devono rimettere in viaggio. C’è da raccogliere pesche vicino Marysville: arrivano, c’è un sacco di gente che si agita ai cancelli della fattoria, loro passano scortati dalla polizia – non sanno di essere stati presi come crumiri. Lavorano tutti, compresi i bambini. Tom esce di nascosto dal recinto del campo per capire che succede lì fuori, e trova il predicatore Casy, che è fuggito dal carcere e adesso è uno dei leader dello sciopero. Ma mentre stanno parlando irrompe la polizia; un poliziotto uccide Casy con una bastonata, e istintivamente Tom gli strappa il bastone in mano, glielo picchia in testa e lo uccide a sua volta. Così fugge, ma prima di andarsene torna a dire addio alla madre. È la scena più celebre del romanzo, e del grande film firmato da John Ford, con Henry Fonda, che ne fu tratto nel 1940. Dopo l’uscita del film, Woody Guthrie compose una canzone che riassumeva in cinque minuti tutta la storia.(...)

(Sopra, foto di Dorothea Lange, 1937)

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