«A Opicina formiamo cittadini del mondo»

Non solo una scuola dove imparare l’inglese ma, soprattutto, un percorso d’istruzione per futuri cittadini del mondo, aperti alle sfide globali grazie a una mentalità multiculturale. Questa è l’International school of Trieste (Ist), l’istituto presieduto da Roberto Morelli che celebrerà alle 18.30, con una serata-evento al teatro Verdi (con il giornalista Umberto Bosazzi a fare gli onori di casa), i 50 anni di vita. Fondata dal Centro internazionale di fisica teorica anche con l’idea iniziale di fornire un insegnamento ai figli dei ricercatori in arrivo a Trieste da tutto il mondo, l’Ist è l’unica scuola internazionale in Italia a rilasciare titoli di studio riconosciuti da un’apposita legge dello Stato.
L’istituto offre un percorso di studi che va dall’asilo alle superiori. Ne parliamo con la direttrice, Carrie Pierson, americana, da sei anni a Trieste e da due alla guida della scuola che ha sede nel comprensorio del Villaggio del fanciullo, a Opicina. Laurea in inglese al Calvin College di Grand Rapids, nello Stato del Michigan, Carrie Pierson ha iniziato la sua carriera in una scuola del Montana. Poi, nel 2009 eccola a Opicina a insegnare letteratura al liceo. «All’Ist abbiamo creato un ambiente dove non si insegna solo l’inglese. Lo spirito di gruppo che trovate qui è la dimostrazione che, nonostante differenti nazionalità e background linguistici, si può collaborare perfettamente. Non siamo solo una scuola con insegnamento in lingua inglese, ma anche un istituto in cui trovano spazio altre lingue e culture dalle quali possiamo trarre insegnamento».
Ambiente internazionale che evidentemente piace, lo dicono i numeri. Nell’ultimo anno l’incremento degli iscritti è stato del 13,3% per giungere a qualcosa come 333 studenti. Adesso non rimane che creare un college vero e proprio... «Beh, questo è un passo enorme - risponde Pierson - se pensassimo a un cambiamento del genere dovremmo esser certi di poter fornire un elevato standard di vita, così come oggi cerchiamo di fornire un elevato standard educativo». Che si riassume in una sorta di slogan: creare cittadini del mondo, giusto? «Certo. Lavoriamo molto sulla crescita personale tanto dal punto di vista della formazione che del carattere. Lo spirito internazionale della scuola emerge proprio dal fatto che vengono studiate diverse culture e che effettivamente all’interno della scuola ci sono diverse realtà».
A proposito, ma questa Trieste città multiculturale come la vive un’americana come lei? «Appena arrivata, mi sono bastati dieci minuti per capire che era una realtà in cui mi sarei trovata a mio agio. Non è sempre facile vivere in un contesto diverso, lontano dalla famiglia, ma Trieste ha così tanto da offrire che è difficile trovare un motivo per allontanarsi da essa».
Quindi, ricapitolando: appuntamento al Verdi con le testimonianze dei docenti e dei rappresentanti delle istituzioni fondatrici del centro di Opicina (il Centro di fisica, l’Associazione italo-americana e l’Area Science Park). Ma i veri protagonisti saranno soprattutto gli oltre 300 fra bambini dell’asilo, elementari, ragazzi delle medie e liceali. Saranno sempre loro a mettere in scena - naturalmente in inglese - “Back to the jungle”, spettacolo allestito dagli studenti stessi nell’arco delle molteplici attività extrascolastiche sotto la direzione di Andrea Andolina.
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