A pochi metri un’altra tragedia nel 1982
L’eco di un frastuono che torna a farsi sentire dopo più di 30 anni.
Ieri via Baiamonti è stata colpita da una tragedia analoga a quella che l’aveva già presa di mira nell’autunno del 1982, e che è rimasta nella memoria di chi allora era più che un bambino per la sua devastante forza distruttiva, una forza superiore addirittura allo stesso episodio di ieri.
Oltre che nel tempo, bisogna andare indietro anche nella strada: dal civico 71, teatro per l’appunto dello scoppio di ieri che è costato la vita ad Aldo Flego, si deve in effetti scendere fino al numero 39, perché fu proprio il palazzo di via Baiamonti 39 a cedere allora sotto la prepotenza delle conseguenze di una fuga di gas, che causò un bollettino da battaglia: otto feriti e due morti. Probabilmente due, anche se non è da escludere che alla fine, di vittime, ce ne sia stata una sola.
I soccorritori, d’altronde, tirarono fuori dalle macerie un cadavere, quello di una donna, mentre assistettero impotenti al successivo crollo dei muri di un appartamento sopra un uomo. I cui resti non furono mai più ritrovati. Mistero.
La tragedia del 1982, come riportano le cronache di quel tempo, fu persino peggio. Allo scoppio di una cucina al secondo piano del palazzo, tutti i vetri delle finestre nel raggio di parecchi metri finirono in frantumi, e fu proprio lo spavento provocato dal primo boato a evitare con ogni probabilità che il conto dei morti non diventasse più alto, poiché gli inquilini di via Baiamonti 39 (tranne i due inghiottiti poi dalle macerie) scesero in strada appena in tempo, prima cioè che venisse giù come sfarinata un’intera ala del palazzo e che si sviluppasse invece nella carcassa rimasta in piedi un devastante incendio. Una seconda esplosione, quindi, rase al suolo il resto.
Negli anni Novanta, quindi, una tragica replica a distanza di un paio di chilometri in linea d’aria fu soltanto sfiorata. All’inizio di via Locchi, una giovane donna, decisa a farla finita, aprì il gas a casa sua. Non riuscì a perseguire il suo intento suicida, e se la cavò con un ricovero per qualche ustione. Lo scoppio che la saturazione di gas provocò però nel suo appartamento scatenò comunque l’inferno. Nessun vicino di casa pagò con la vita ma il palazzo condominiale fu praticamente sventrato da quello scoppio e rimase inagibile per anni.(pi.ra.)
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