A Skopje pronta la Versailles del governo

Le critiche, mosse ora non solo da architetti ed esperti ma anche dalla cittadinanza, aumentano. Ma si va avanti. Si va avanti, nella capitale della piccola Macedonia, uno dei Paesi più poveri in Europa, con il controverso progetto di rinnovamento in chiave neoclassica dell’estetica di Skopje, fortemente voluto dal governo Gruevski.
Skopje che ha potuto assistere nei giorni scorsi a una sorprendente epifania, la rimozione dei teli che nascondevano la nuova facciata del palazzo che ospita il quartier generale del governo. Palazzo, edificato nel centro della capitale macedone all’inizio degli Anni Settanta durante la ricostruzione post-sisma del 1963, che rappresentava un perfetto esempio dello stile architettonico modernista. Dal 2015, si cambia.
Si cambia con un nuovo look che a molti, in città, ha fatto pensare a una reggia di Versailles in versione minore oppure a una rivisitazione della Casa Bianca di Washington. La facciata del palazzo è stata infatti completamente modificata dopo mesi di lavori. Oggi, l’edificio presenta un ampio corpo centrale con alte colonne in vago stile corinzio, rivestimento in gesso e corpo in cemento, che reggono la trabeazione e il timpano. Anche gli edifici secondari del complesso sono stati radicalmente trasformati in stile neoclassico, stravolgendo l’aspetto originario.
Per completare l’opera, mancano ancora cancelli e grate di protezione, per le quali a dicembre è stata indetta una gara d’appalto da 690mila euro. I costi sostenuti finora? Secondo i dati resi pubblici dall’esecutivo e riportati da alcuni media locali, il budget statale avrebbe finora contribuito con ben sedici milioni di euro alla realizzazione del controverso “nuovo” palazzo.
Ma se il governo continua sulla sua strada, dopo aver dato luce verde alla realizzazione in centro città di decine di statue – tra cui quella in onore di Alessandro Magno – ed edifici pubblici kitsch, nel Paese cominciano a levarsi voci forti contro il “finto antico”. Una ricerca dell’Ong “Civil”, intitolata “Reality Check”, ha di recente ammonito che i maldestri tentativi di «riscrivere la storia» della Macedonia attraverso monumenti che glorificano guerre e uomini d’arme e facciate di dubbio gusto erette a caro prezzo nell’ambito del progetto “Skopje 2014” potrebbero addirittura fomentare la «violenza interetnica», eventualità purtroppo sempre presente nel Paese.
E alla fine del 2014, decine e decine di abitanti di Skopje si sono organizzati per formare una catena umana sotto la neve e al gelo attorno al “Gradski Trgovski Centar”, altro esempio dell’architettura brutalista, anch’esso in procinto di trasformarsi in un finto palazzo barocco. «Tutto questo ci appartiene, è il nostro passato e deve essere il nostro futuro, non ci arrenderemo», hanno urlato gli organizzatori. Ma chi detiene il potere e si godrà la “Versailles di Skopje” per ora fa orecchie da mercante.
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