A Spalato i due terribili Dragan chiusi nella stessa cella
SPALATO. Li hanno sistemati assieme in cella i due Dragan, l’ uno accusato di crimini di guerra contro civili e prigionieri di guerra e l’altro che sarà processato per la terza volta per tentato stupro e uccisione della 17enne Antonija Bili„. Dragan Vasiljkovi„, meglio noto come capitano Dragan, e Dragan Paravinja sono da qualche giorno compagni di cella al penitenziario Bilice di Spalato, decisione presa dalla direzione del carcere dopo avere valutato attentamente i pro e i contro di una mossa che sta facendo discutere.
Stando a quanto filtra da Bilice, l’ex comandante dei ribelli indipendentisti serbi, Dragan Vasiljkovi„, è un detenuto che non pianta grane e che non ha avuto da ridire sulla compagnia del “mostro dei Balcani”, il camionista già due volte condannato a 40 anni di reclusione, sentenze cassate dalla Corte suprema per vari vizi procedurali. Dopo averle combinate di tutti i colori al penitenziario zagabrese di Remetinec, Paravinja pare si sia calmato. «Il mio assistito non ha fatto una piega quando gli hanno detto che avrebbe diviso la cella con un presunto criminale di guerra – così l’avvocato di Paravinja, Željko Gulišija – posso dire che Paravinja si sta ora comportando in modo esemplare e attende con fiducia l’ inizio del terzo procedimento». Il processo sarà celebrato al Tribunale regionale di Spalato in quanto a Sebenico, sede dei primi due procedimenti, non ci sono più giudici minorili. Nei confronti di capitano Dragan, estradato dall’Australia alla Croazia a metà del 2015 e dopo avere trascorso 10 anni in carcere, è stato sollevato a inizio gennaio l’atto d’accusa per i su esposti crimini. Se l’atto dovesse diventare esecutivo, in capo a 2–3 settimane (Vasiljkovi„ ha tre cittadinanze, croata, australiana e della Repubblica serba di Bosnia) dovrebbe cominciare il processo nei suoi confronti.
Tornando al mostro dei Balcani, va ricordato che Paravinja è stato al centro di numerosi incidenti a Remetinec, come pure al tribunale sebenzano. Ha ingoiato pezzi di rasoio e di vetro, ha attuato uno sciopero della fame, protestando a più riprese per l’atteggiamento nei suoi riguardi da parte dei reclusi e delle guardie carcerarie. I detenuti di Remetinec, non è un segreto, non hanno mai potuto sopportare la presenza di Paravinja, colpevole di uno tra i più orribili delitti in Croazia degli ultimi anni.
(a.m.)
Riproduzione riservata © Il Piccolo








