A Trieste 100 piscine fantasma

Cosa vedo se osservo Trieste dall’alto, da molto in alto? Evasori fiscali. Se ne sono accorti gli uffici del Comune che, grazie a Google Maps, hanno passato a volo d’uccello il territorio cittadino scoprendo oltre un centinaio di piscine abusive.
«Ecco, mi pare sia un buon esempio di come l’ufficio riscossioni vada in cerca di chi non vuol pagare pur senza avere problemi economici», commenta l’assessore all’Organizzazione e Risorse umane Roberto Treu, scorrendo i dati del recupero delle imposte evase assieme al collega al Bilancio Matteo Montesano. Dal 2006 all’anno scorso il Comune ha emesso quasi 5mila avvisi di accertamento per oltre diciotto milioni di Ici-Imu non pagata. E per quasi tredici milioni di Tassa sui rifiuti.
Sono queste le principali aree di evasione rilevate dai tecnici, che le sottopongono a un metodico controllo incrociato. È un lavoro che da anni impegna l’ufficio riscossioni ma anche altre aree del Comune, come il patrimonio, come l’edilizia, i lavori pubblici e i vigili urbani.
Un fenomeno «sconcertante»
Secondo Treu le proporzioni sono «sconcertanti»: «Trieste non è immune, gli evasori ci sono qui come nel resto d’Italia. Poi magari il numero di ricorsi è più basso che altrove, ma ciò non toglie che anche i triestini evadano le tasse». Evasori grandi e piccoli sono equamente distribuiti, anche se gli uffici comunali puntano in primis alle elusioni più congrue: «Ciò non significa che tralasciamo le altre - sottolinea Treu -. Un po’ alla volta troviamo tutti quelli che non pagano. Attraverso i controlli contiamo di favorire il risveglio dello spirito civico e di favorire i tanti contribuenti onesti».
Evasione sugli immobili
Gli immobili sono senza dubbio il primo bacino di evasione. I controlli vengono condotti con l’incrocio di diverse banche dati: ad esempio le dichiarazioni dei contribuenti ai fini Ici (mantenute con l’Imu) vengono sovrapposte alla banca dati catastale e con il tavolare. A ciò si aggiungono informazioni provenienti da altri enti, come l’Agenzia delle entrate, e da altri uffici comunali, come l’edilizia: «Quando vengono rilasciate concessioni a edificare - spiega il direttore del servizio finanziario Vincenzo Di Maggio - controlliamo che a fine lavori si paghino le tasse, o se erano state pagate in passato su quell’area». Alle volte, come abbiamo visto, si ricorre anche a strumenti inaspettati, come Google Maps.
I preavvisi
È tradizione del Comune spedire al contribuente un primo «avviso bonario», un invito a presentarsi per chiarire la sua posizione tributaria e a presentare la documentazione. «La presentazione del contribuente consente di verificare congiuntamente le divergenze emerse - spiega Di Maggio -. Se permangono viene emesso un avviso di accertamento, così come avviene in caso di mancata presentazione. Altrimenti si archivia».
I ricorsi
I ricorsi sono un fenomeno trascurabile, 149 su 4.827 avvisi emessi in nove anni. Il maggior numero di essi scatta nel caso di contese sulle aree fabbricabili: a differenza dei fabbricati, infatti, nel loro caso la base imponibile è costituita dal valore venale in comune commercio al 1 gennaio dell’anno di imposizione. Ciò significa che a valutarla sono dei geometri: quello del contribuente e quello del Comune possono pensarla in modo diverso. Nel caso della Tassa sui rifiuti sono pochissimi i cittadini che si appellano alla legge per far archiviare il loro avviso. «In generale il numero bassi di ricorsi prova che i controlli sono molto accurati», aggiunge Treu.
Il recupero
Fino al 2013 il Comune ha incassato circa il 50% degli avvisi emessi. Il resto non andrà perduto, assicurano: «Il nostro è comunque un tasso superiore a quello dell’Agenzia delle entrate - dice Di Maggio -, la massa non ancora incassata arriverà col tempo. Il 2014 non è stato ancora conteggiato ma porterà una cifra importante». La crisi economica ha infatti indotto il governo a varare una serie di norme hanno dato la possibilità di rateizzare in tempi sempre più lunghi il debito d’imposta. Si è allentata quindi la stretta di Equitalia sui contribuenti che, più che non voler pagare, non sono in grado di farlo. Nel bilancio comunale, in ogni caso, entrano solo gli incassi: «Gli accertamenti restano fuori - precisa Montesano -. Così non rischiamo di spendere più di quello che possiamo».
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