A2A: la salute dei nostri dipendenti è tutelata

«La salvaguardia della salute dei lavoratori della centrale di Monfalcone, come di quella di tutti i cittadini del comprensorio, è tra i principi fondamentali che guidano da sempre l’operato del gruppo A2A. La società rispetta con ampio margine i limiti di legge fissati dalle autorità competenti per il funzionamento dell’impianto, che si rifanno a direttive comunitarie in vigore in tutti i Paesi membri e sono gli stessi in vigore, ad esempio, in nazioni come la Germania dove la produzione elettrica è realizzata per il 45% dal carbone, rispetto al 17% in Italia». Detto questo, l’azienda risponde all’imprenditore Alessandro Vescovini, a proposito dei rapporti con i lavoratori: «A2A non ha mai “strumentalizzato e sfruttato la paura” nei rapporti con i propri dipendenti. Ha sempre attuato politiche profondamente rispettose dei diritti e della dignità dei lavoratori, perseguendo una logica di sviluppo del sito industriale con un sostanziale mantenimento dell’organico, nonostante lo spegnimento dei due gruppi di produzione ad olio combustibile. Dall’acquisizione della centrale da parte di A2A (luglio 2009) - aggiunge - sono state più di 30 le assunzioni di giovani qualificati del luogo.
«Tale politica è confermata, pur nell’attuale difficile congiuntura economica, dalla determinazione della società a continuare a investire in nuove e moderne tecnologie produttive per l’ulteriore riduzione dell’impatto ambientale (vedi il denitrificatore che permetterà di abbattere sensibilmente gli ossidi di azoto) e a valorizzare le professionalità già esistenti dei propri dipendenti, che porteranno la centrale ad essere allineata ai più alti standard di eccellenza operativa ed ambientale del settore». L’azienda parla poi dell’utilizzo di carbone a basso contenuto di zolfo e dell’adozione da tempo delle più moderne tecnologie per il trattamento dei fumi. Il tutto per osservare: «I dipendenti della centrale ben conoscono quanta attenzione la società riponga nell’applicazione delle procedure operative di gestione (controllate e alcune certificate da enti terzi qualificati) a salvaguardia della loro salute e della sicurezza sul lavoro. Gli stessi risultati delle visite di controllo periodiche eseguite regolarmente su tutti i lavoratori della centrale dal medico competente, differenziate per mansione, attestano una situazione sanitaria in linea con la media nazionale».
A2A ricorda ancora che «l’intera industria presente a Monfalcone, quindi non solo la centrale, come si evince dai dati comunicati dall’Arpa, incide sulla qualità dell’aria in termini di concentrazioni al suolo, ad esempio per gli ossidi di azoto, solo per l’11%, mentre il traffico veicolare e il riscaldamento pesano rispettivamente per il 44% e per il 30%». L’azienda considera poi che l’attuale situazione del mercato elettrico italiano ed europeo e in base alle proiezioni a medio e lungo termine, l’esercizio a carbone della centrale consente alla società di mantenere in esercizio l’impianto per tutto l’anno, realizzando una gestione anche economicamente sostenibile: «Se l’impianto di Monfalcone utilizzasse il gas per il suo funzionamento, la centrale non riuscirebbe a produrre energia elettrica a prezzi compatibili con quelli richiesti dal mercato e dovrebbe limitarsi a poche ore di funzionamento all’anno, così come accade attualmente alla gran parte delle centrali italiane che utilizzano questo genere di combustibile. La motivazione di questa situazione - viene precisato - è correlata al prezzo del gas che non permette di produrre energia ad un prezzo competitivo rispetto ad altre fonti e che l’elettricità prodotta da alcune fonti rinnovabili come gli impianti fotovoltaici risulta, invece, economicamente conveniente solo grazie all’elargizione da parte dello Stato ai produttori di importanti incentivi (6,6 miliardi di euro solo per il fotovoltaico e oltre 11 miliardi di euro in totale all’anno dal 2013) che gravano sulle bollette di tutti gli utilizzatori italiani».
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