A4, una lettera del ministero frena la terza corsia

Il Fvg bussa alle porte della Cassa depositi e prestiti. E il colosso di Stato, che ”siede” sui risparmi postali degli italiani, risponde in tempo reale. Risultato? La terza corsia dell’A4, la sfida più grande di Tondo, trova un garante d’eccezione ai fini di una rapida e fruttuosa raccolta dei finanziamenti ancora mancanti: quasi 1,8 miliardi di euro
TRIESTE Ci sono dubbi sulla «bancabilità» della terza corsia della A4. Li esprime via lettera il ministero delle Infrastrutture chiedendo approfondimenti sul piano finanziario dell'allargamento della autostrada Trieste-Venezia. La missiva è arrivata mercoledì 30 dicembre all'Anas. Ma, stranezza, è stata scritta quasi un mese prima, il 6 dicembre. Giorni persi e, ben che vada, tempi che si allungano. Mal che vada? Il piano all'aria. L'indiscrezione filtra direttamente da Roma e, per ora, non trova riscontri a Palazzo a Trieste. Ma se fosse confermata il rischio di pesanti ritardi o, peggio, di una ri-negoziazione del piano finanziario penderebbe sul capo di chi gestisce Autovie.


La lettera. Sembrava tutto filare liscio e invece no. L'intoppo, non di poco conto, è contenuto in questa lettera scritta all'inizio del mese scorso, spedita il 23 e arrivata negli uffici dell'Anas una settimana dopo a interrompere i termini di approvazione, vale a dire i 45 giorni che, per legge, a partire dalla data in cui è avvenuta la firma sulla convenzione del piano finanziario, sono a disposizione dei ministeri Infrastrutture, Tesoro e Ambiente per esprimere un parere.


La convenzione. La convenzione per la terza corsia delle A4 è stata sottoscritta tra Anas e Autovie il 18 novembre 2009, il giorno dopo il via libera, tra brindisi e sorrisi, dell'assemblea dei soci della concessionaria autostradale. Quella convenzione contiene il piano finanziario di 2,1 miliardi di euro per l'opera madre della legislatura in Regione. Si tratta più precisamente di un aggiornamento che tutela più di prima Autovie sul pagamento dell'indennizzo finale, salito a 2,3 miliardi (più eventuali interessi di mora) e consente pure di rinegoziare il piano con Anas nel caso in cui i futuri finanziatori avanzino richieste «particolari».


La firma novembrina è considerata la chiave per una strada più in discesa alla caccia dei soldi di un piano di durata trentennale che, per ora, si appoggia su 581 milioni di risorse proprie (quelle previste al 2017, ma attualmente la liquidità a disposizione di Autovie non supera i 280 milioni). Il resto, oltre 1,7 miliardi, va trovato.


Problema inatteso. Un giorno dopo la firma, il 19 novembre, il «nuovo» piano è stato inviato al ministro delle Infrastrutture. Sembrava un iter senza intoppi, in attesa dei 45 giorni di rito prima delle definitiva validazione dell'intesa alla Corte dei conti. Ma, proprio a fine anno, con la notizia della lettera recapitata all'Anas, c'è invece la sensazione che qualcosa non vada: il ministero vuole vederci chiaro sulla «bancabilità» dell'opera. Un problema che certo la Regione, Autovie e la struttura commissariale per la terza corsia non si attendevano. Non dopo aver trovato un garante d'eccezione per una più rapida e solida raccolta delle risorse mancanti: la Cassa depositi e prestiti.


Il garante. «La Cassa depositi e prestiti ci farà da garante per il pagamento dell'indennizzo finale di 2,3 miliardi di euro con cui restituiremo i finanziamenti. E questo agevolerà in maniera molto significativa la bancabilità del piano finanziario», annunciava al «Piccolo» l'amministratore delegato di Autovie Dario Melò lo scorso 10 dicembre. Un'operazione resa possibile proprio dalla firma con l'Anas sul piano finanziario. La raccolta? Si è pensato a finanziamenti di tipo «bullet» con erogazioni a partire dal 2011 quando servirà una prima iniezione di soldi.


Da notare che dietro l'intera operazione ci deve comunque essere l'Anas, chiamata a mettere a disposizione una sorta di malleveria tramite il Fondo garanzia opere pubbliche. Aumenti tariffari. Tutto questo prima delle lettera sospetta. Un imprevisto che si accompagna a un'altra sorpresa di fine anno. Anas ha dato l'ok agli aumenti tariffari 2010 ma non lo ha fatto per Autovie. Si attende ancora la ratifica ministeriale sul piano finanziario. Quello che, a Roma, pare non convincere. Da capire se siamo in presenza di uno stop momentaneo o se l'iniziativa non rientra nella strategia, a più riprese emersa, di indebolire Autovie e passare poi la concessione - quando scadrà nel 2017 - direttamente all'Anas. Che l'Anas abbia il disegno di riprendere in mano le concessioni non è un mistero.

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