“Abitare in autonomia”: il sogno di sei disabili nella casa di Lucinico

L’esperimento ha dato ottimi risultati e la Regione ha già rinnovato l’impegno finanziario per il 2017

L’hanno chiamata “Settimo cielo” e per loro quella casa è come il paradiso perché lì si sentono indipendenti. Per il momento si tratta di un’indipendenza limitata nel tempo, ma l’obiettivo è fare in modo che, passo dopo passo, riescano a diventare autonomi e affrancarsi dalle rispettive famiglie di provenienza. Loro sono i sei ragazzi del progetto rivolto ai disabili psichici “Abitare in autonomia”. Mariagrazia è l’unica donna e a dividere con lei gli spazi dell’edificio di via Giulio Cesare 12 a Lucinico ci sono “Zanna”, “Ac”, Lodovico, Roberto e, ancora, Roberto. Di giorno sono in carico al Servizio integrazione lavorativa del Cisi che ha trovato loro dei tirocini formativi, al pomeriggio tornano nell’edificio di proprietà della Curia e alla sera - per il momento – si ricongiungono alle proprie famiglie. Si fermano a dormire soltanto al sabato, ma nel medio periodo dovrebbero farlo tutti i giorni.

A cucinare insieme a uno degli operatori della Cooperativa sociale Trieste integrazione Anffas che li segue è Marco, detto “Zanna”. Ieri il gruppo ha ricevuto la visita dell’assessore regionale alla Sanità Sandra Telesca. Assaggiando la torta di noci preparata per l’occasione, la rappresentante della giunta Serracchiani ha rassicurato tutti sulla copertura finanziaria per il prossimo anno. Ai 100mila euro già stanziati, se ne aggiungeranno altri 80mila. «Questa è la strada dell’innovazione, dobbiamo aumentarla, migliorarla e strutturarla – ha detto Telesca -. Sta per uscire la legge di attuazione del ‘Dopo di noi’. Di fatto, nel regolamento, si parla di questo tipo di strutture. Ci sono anche delle risorse che sono passate questa mattina (ieri, ndr) nella conferenza Stato-Regioni e anche il Fvg partecipa a questo riparto. Tutti siamo consapevoli che bisogna andare verso la domiciliarità innovativa per creare l’autonomia. I centri residenziali e semiresidenziali erano utili e importanti, però l’evoluzione per una società più avanzata e inclusiva è questa. Oggi questa è la formula migliore».

Il progetto promosso dall’Ambito Alto Isontino è nato come costola dei corsi professionali rivolti a persone con disabilità psichiche organizzati a Gorizia proprio dalla Cooperativa Trieste Integrazione. Per ottenerlo le associazioni hanno lottato.

«C’era molta diffidenza all’inizio, poi abbiamo trovato il sostegno dell’azienda sanitaria e del Comune – ricorda Gabriele Grudina, presidente dell’associazione Geco-Genitori consapevoli -. Questa casetta è nata come esperimento. Vent’anni fa la prospettiva di un centro diurno era una grande risposta, oggi non lo è più. Oggi si cerca di fare partecipare i ragazzi alla vita sociale e le famiglie non vogliono che stiano in un centro diurno per tutta la loro esistenza. Vogliono che abbiano delle soddisfazioni e delle prospettive di vita». «In regione ci sono altre esperienze di Abitare in autonomia. Come associazioni vorremmo che questo abbia continuità: cammina molto bene e le famiglie hanno sposato il progetto. Questa condivisione è importante», sono state le parole del presidente della Consulta disabili Mario Brancati.

Mariagrazia, “Zanna”, “Ac”, Lodovico e uno dei due Roberto hanno mostrato le loro stanze all’assessore Telesca e agli ospiti che ieri pomeriggio hanno letteralmente invaso il “Settimo cielo”.

A togliersi qualche sassolino dalla scarpa è stata però l’assessore comunale al Welfare Silvana Romano: «Ora, vista la validità della struttura, tutti ci corrono dietro. Gorizia ha fatto da apripista e abbiamo già chiesto all’Ater la una disponibilità di appartamenti per spostare chi sarà pronto a lasciare questa ‘palestra’. Dei 100mila euro promessi, fino ad oggi non abbiamo visto niente perché i fondi erano bloccati, ma l’assessore Telesca oggi ci ha assicurato che arriverà la seconda annualità ed è comunque una bella notizia».

Stefano Bizzi

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