Aborto, Crepaldi: "Allargare le maglie non è progresso civile"

Lo ha affermato l'arcivescovo di Trieste al termine delle celebrazioni per l'Assunzione di Maria in cielo, riferendosi alle «Linee di indirizzo ministeriali sulla interruzione volontaria di gravidanza con mifepristone e prostaglandine», la pillola RU 486
Il vescovo Giampaolo Crepaldi durante la messa Ognissanti:
Il vescovo Giampaolo Crepaldi durante la messa Ognissanti:

TRIESTE «Con un atto amministrativo» in tema di interruzione volontaria di gravidanza «il Ministro della Salute ha allargato le maglie dell'aborto. Il tutto presentato come una conquista di civiltà. Non c'è nessun progresso umano e civile quando con l'aborto si favorisce l'uccisione di un individuo della specie umana nel grembo che lo accoglie, invece di prodigarsi per la difesa dell'essere più indifeso che ci sia».

Lo ha affermato l'arcivescovo di Trieste, monsignor Giampaolo Crepaldi, in una nota letta al termine delle celebrazioni per l'Assunzione di Maria in cielo, riferendosi alle «Linee di indirizzo sulla interruzione volontaria di gravidanza con mifepristone e prostaglandine», la pillola RU 486.

«Noi cristiani - ha precisato - oggi affermiamo la vittoria della vita sulla morte e il valore inestimabile della vita stessa. Purtroppo dobbiamo constatare, con sconcerto, che chi ci governa va in direzione opposta». Secondo Crepaldi, «non c'è nessun progresso umano e civile quando l'interruzione della gravidanza è talmente banalizzata da essere equiparata a un semplice intervento farmacologico; quando la donna viene abbandonata a se stessa in una solitudine sanitaria, psicologica e morale di fronte alla scelta esistenziale, tragica e pericolosa, dell'interruzione della gravidanza; quando si percorre la strada dell'aborto al posto di quella dell'aiuto alla maternità». A «questa cultura mortifera e decadente - ha concluso - vogliamo rispondere promuovendo l'amore e il rispetto della vita».

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