Addio a Alba del Mulin vecio un pezzo di storia gradiscana

La Fortezza perde un altro piccolo pezzo della sua storia e della sua identità. Avesse saputo che l’incipit sarebbe stato questo, l’“Alba dal Mulìn” si sarebbe certamente schermita. E probabilmente ci avrebbe bacchettati, pur con la gentilezza che la contraddistingueva. Eppure siamo certi di non avere esagerato, perché – pur nel suo piccolo – Alba Sturnich, vedova Spessot, era a suo modo un punto di riferimento per la comunità gradiscana. Una di quelle figure che rimangono permanenti nell’immaginario collettivo: che tu la vedessi spesso o raramente, lei c’era. Perché Alba era la first lady del popolare Mulin Vecio, l’antica e popolare osteria gradiscana di via Gorizia. Anzi, della “Mola Matta”, nome curioso dovuto alla ruota impazzita del mulino che lo ospita. Un luogo reso popolare anche dall’amato marito Bruno, scomparso nel 2011, e oggi dai figli Luca e Cesare che ne proseguono la tradizione. Quasi un “tempio” del sapore, fra salumi d’eccellenza, minestroni, e un taj di chel bon. Ma soprattutto un tempio della gradiscanità per quel suo essere punto d’incontro della cittadina: un luogo da cui si osserva la politica locale e le beghe di quartiere, si racconta il suo passato, si sogna (e a volte si decide) il suo futuro. Fioccano gli aneddoti e gli sfottò, si concludono gli affari e si fanno penare le mogli che attendono a casa i mariti ritardatari. E se di quel tempio Bruno era il gran cerimoniere, Alba ne è stata la colonna silenziosa, il punto di equilibrio a cui era impossibile rinunciare, regista forse poco appariscente ma essenziale. Stile elegante e garbato, ma senza peli sulla lingua laddove necessario, Alba Sturnich incarnava perfettamente le sue origini carsoline, di San Martino: vera, pragmatica, ma anche dolce e generosa. Classe 1931 (perché di una vera signora non si dice esplicitamente l’età) dopo un passato da impiegata alla Olivetti di Gorizia, nel ’65 ecco le nozze col suo Bruno («L’ho sposata, anche se il suo nome evoca il peggior momento della giornata», scherzava lui, incenerito con lo sguardo da lei) e una vita a prendersi amorevolmente cura del locale e del focolare domestico. Proverbiali i suoi strudel, con cui ogni anno a maggio amava omaggiare i parrocchiani in occasione della ricorrenza di San Giovanni Nepomuceno, protettore dei viandanti e dalla violenza delle acque, una cui ancona votiva sorge proprio a pochi passi da quel porto di mare che è il “Mulin”.
La saluta commossa a nome della comunità anche il sindaco Tomasinsig con la giunta: «Viene a mancare una figura discreta e silenziosa ma importante e, direi, storica» .
Alba lascia i figli Luca e Cesare e gli amati nipoti Alberto e Diana con Andrea. I funerali saranno celebrati mercoledì alle 11.30 al Mercaduzzo, muovendo alle 10.30 dalla cappella di via Costalunga in Trieste. Seguirà la cremazione. Sono gradite donazioni all’associazione Solidea di Romans. –
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