Addio a Eugenio Paoli, maestro di ferro e legno

A poche ore dalla scomparsa di Enzo Angelini, Confartigianato ricorda con tristezza un altro storico esponente della microimpresa triestina morto domenica scorsa

A poche ore dalla scomparsa di Enzo Angelini, Confartigianato ricorda con tristezza un altro storico esponente della microimpresa triestina: Eugenio Paoli è morto domenica scorsa, a luglio avrebbe raggiunto gli 88 anni essendo nato nell’estate del 1933. Aveva militato nei metallurgici ed era stato dirigente dei pensionati.

A dimostrazione della grande varietà tematica, che contraddistingue il vasto orizzonte artigiano, Paoli era nato - per così dire - dal ferro: aveva lavorato all’Ansaldo, era diventato fabbro tornitore ed era riuscito ad aprire una bottega in proprio. Con tanto di fucina: si dedicava soprattutto alle cancellate, alle ringhiere, ai fanali, alle testiere per letti. I suoi manufatti, a detta di chi si intende di quel tipo di lavorazione, erano veri e propri attestati di arte coniugata in ferro. Un maestro artigiano, nell’accezione antica del termine.

Poi, con la versatilità caratteristica di chi ha sempre operato con le mani, era passato al legno: utilizzando materia prima di varie essenze e colori, realizzava puzzle, orologi, piatti, vasi, ciotole, bracciali, orecchini. Abbinava ferro e legno in pannelli, dove tralci di vite e grappoli erano formati da monetine. Ha partecipato a numerose mostre a Trieste, in Romagna - dove trascorreva le vacanze estive -, in Austria e in Slovenia. Tra le ultime presenze, un’esposizione, insieme ad altri colleghi attivi sul territorio, a Villa Prinz nell’estate 2018, a breve distanza dalla sua abitazione in Gretta.

Ma c’era un genere che gli piaceva particolarmente: gli scudi con gli stemmi delle città. Ne aveva fatto uno in rame sbalzato su un supporto ligneo, di notevoli dimensioni, che aveva regalato al Comune di Saludecio, un suggestivo paese nell’entroterra riminese. Enrico Eva, segretario generale di Confartigianato ma soprattutto suo amico, ricorda che «Eugenio Paoli non vendeva le sue opere, le creava per esibirle e le donava solo a chi le apprezzava». —



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