Canti struggenti, colori e balli per il Capodanno bengalese a Monfalcone

Grande festa sabato nel piazzale dell’oratorio San Michele con centinaia di persone. C’è chi ha sfoggiato abiti ricamati, pizzi e gioielli. E chi ha scelto outfit informali e tute

Katia Bonaventura
Il Capodanno bengalese a Monfalcone (Bonaventura)
Il Capodanno bengalese a Monfalcone (Bonaventura)

Sabato pomeriggio all’oratorio San Michele a Monfalcone si è festeggiato, con una quindicina di giorni di ritardo, il Pahela Boishakh, il Capodanno Bengalese. L’anno negli stati indiani orientali, infatti, inizia tradizionalmente il 14 aprile seguendo il calendario solare induista promosso dall’imperatore Moghul Akbar nella seconda metà del 1500. E, per questa datazione, il 2025 “occidentale” corrisponde al 1432.

 

A Monfalcone canti, colori e balli per il Capodanno Bengalese

Sul piazzale dell’oratorio abiti ricamati o impreziositi da fantasie intricate, pizzi variopinti, gioielli appariscenti, hijab multicolori, niqab monocromi, elaborate acconciature “floreali” e semplici chignon si sono mescolati a giacche da uomo, tute da ginnastica ed occhiali a specchio in una rinfrescante multiformità. Al suono di musiche tradizionali e non solo, hanno ballato, tra le altre, una bella bambina dalle mani tatuate con l’hennè ed una energica ballerina, Monalisa, avvolta in un corpetto dorato e in una lunga, vaporosa, gonna verde.

   

E una struggente, canzone d’amore, arricchita dalla simbologia del fiore di loto cantata da Kuhinoor Aktar ha invitato al canto molti dei presenti. «La festa è stata organizzata in pochi giorni e senza aver avuto modo di pubblicizzarla adeguatamente», ha spiegato il consigliere comunale Sani Bhuiyan fra i promotori dell’iniziativa «ed è stata tuttavia occasione per molti e per molte di uscire dall’ombra. Erano molti anni che non si vedeva una festa di questo tipo a Monfalcone».

Molto ampia la partecipazione con diverse centinaia di persone presenti. La manifestazione era legata ad uno scopo benefico. Promossa dall’associazione School of Peace Fvg si poneva l’obiettivo di raccogliere fondi per realizzare uno scambio con la statunitense The Hearts Gathered Waterfall School di Omak, Washington.

 

L’istituto collocato nella riserva indiana di Colville, si occupa di numerosi bambini nativi americani e fa parte del circuito delle scuole che si ispirano alla figura di Maria Montessori, circuito di cui fa parte anche la School of Peace Fvg. School of Peace, nata informalmente nel 2020, è divenuta realtà associativa nel 2023, e alcune delle sue attività sono state patrocinate dal comune di Staranzano.

«Associazione quasi tutta al femminile, accoglie fra le sue fila, tra le altre, mamme ed insegnanti bengalesi, arabe e cinesi e pone al centro del suo percorso una visione multiculturale, inclusiva e rivolta all’ambiente con un occhio di riguardo ai giovani portatori di handicap» ha spiegato, sabato pomeriggio, una delle fondatrici dell’associazione Haseena Barbana che insieme a Naznin Akter ha coordinato la raccolta fondi attraverso la vendita di fiori e cibo fatto in casa.

All’oratorio School of Peace ha organizzato quest’anno, grazie alla disponibilità di don Flavio Zanetti, un doposcuola rivolto ai ragazzi bengalesi. Con 12 maestre volontarie che si alternano in 3 classi. L’obiettivo? «Supportarli in quanto cittadini del mondo e non “migranti”», ha sottolineato Barbana. Moltissime le nuove attività legate all’ambiente e alla multiculturalità progettate dall’associazione. Nel frattempo School of Peace ha scelto la via del crowdfunding per far si che alcuni fra i suoi ragazzi e ragazze possano aderire alla summer camp americana, e si intensificano le collaborazioni con India e Inghilterra.—

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