Addio a Gino Pavan, instancabile architetto
Aveva quasi 97 anni. Ha ricostruito buona parte del patrimonio culturale devastato dalla guerra

Luigi Pavan, noto a tutti come Gino, se n’è andato. Il grande architetto triestino e consulente per i Beni Culturali, uno tra i soprintendenti storici cui si deve la ricostruzione di una parte considerevole del patrimonio culturale italiano dopo la Seconda guerra mondiale, è scomparso ieri mattina, dopo una breve degenza ospedaliera. Avrebbe compiuto 97 anni fra una ventina di giorni. Con il suo lavoro lascia un segno importante in Veneto, in Romagna, nel Friuli, dove contribuì alla ricostruzione dopo il terremoto, e in Istria. «Siamo stati amici per tanti anni: era un instancabile, dotato di grande spirito e umanità», ricorda Elvio Guagnini, che lo affiancò alla Società di Minerva, da lui presieduta ininterrottamente dal 1988. All’interno della Società, dove era molto attivo, diede grande spazio ai giovani, con l’istituzione di un premio per tesi di laurea e dottorato. Fu direttore della rivista Archeografo Triestino, di cui è uscito di recente il numero del 2017, con più di 600 pagine da lui curate. E fu il più grande studioso al mondo della vita e delle opere di Pietro Nobile, architetto svizzero del periodo neoclassico attivo a Vienna e Trieste, dove progettò la chiesa di S. Antonio. «Non si concedeva mai riposo, aveva finito di scrivere un saggio poche settimane fa», rammenta Guagnini. Mentre Cristina Benussi, che operò con lui all’interno del Rotary Club Trieste (per cui ideò e diresse la “Collana di Guide ai monumenti e ai musei minori di Trieste”), lo ricorda come una persona tenace e attiva, che mise sempre le sue competenze a servizio della cultura triestina in maniera disinteressata. Pavan, che aveva perso dieci anni fa la moglie Eura, lascia due figli, Luisella e Renzo, quattro nipoti e un bisnipote. «Era un uomo che amava profondamente la sua città - racconta la figlia - e che ha fatto tanto per il proprio Paese. Viveva solo da anni e aveva un’incredibile forza di volontà. E’ stato vigile e mentalmente forte fino all’ultimo, tra noi lascia un grande vuoto». Nato nel 1921 a Trieste, Pavan si era laureato in Architettura allo IUAV di Venezia e aveva studiato sotto la guida di Doro Levi alla Scuola Archeologica Italiana di Atene, di cui aveva progettato l’attuale sede. Nel 1946 iniziò a Trieste la sua carriera nell’Amministrazione delle Belle Arti. A Venezia fu architetto ispettore per Padova, Vicenza e Rovigo, poi Soprintendente per le province di Ravenna Ferrara e Forlì e, dal 1981, Soprintendente per i Beni architettonici, archeologici, artistici e storici del Fvg. Si occupò di centinaia di restauri a monumenti, mosaici, affreschi, opere d’arte, ville venete. Nel 1947 a Pola, quando quelle terre erano sotto l’occupazione alleata, restaurò il Tempio d’Augusto, gravemente danneggiato dai bombardamenti. Suoi restauri si trovano anche a Istanbul, a Creta e Iasos. Nel Friuli post terremoto fu molto attivo, con restauri al Duomo di Gemona e alle Mura e al Municipio di Venzone: il suo grande impegno per la ricostruzione è ricordato ancora oggi nei comuni dove operò. Si occupò anche di musei e curò numerose mostre.
(g.b.)
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