Addio a Mario Nordio grande esperto di Esteri sulle orme del nonno

In punta di piedi, nella profonda discrezione che era una delle sue più peculiari caratteristiche, ci ha improvvisamente lasciati Mario Nordio, prezioso collega già responsabile del Servizio Esteri de Il Piccolo. Nordio, che quest’estate avrebbe celebrato la soglia dei 70 anni, si stava godendo una meritata quiescenza quando un male incurabile l’ha colto e in poco tempo, inesorabilmente, se l’è portato via. Nordio, si potrebbe dire, era un cavallo di razza del giornalismo: l’aveva nel sangue. Era infatti nipote di quel celebre Mario Nordio inviato di guerra de Il Piccolo nei conflitti e gli intricati teatri diplomatici europei della prima metà del Novecento, di cui ha lasciato magistrali corrispondenze. Una capacità, una passione certo trasmessa al nipote, suo degno testimone.
La carriera di Nordio iniziò quasi casualmente al Messaggero Veneto di Udine. Ma il suo talento colpì l’allora direttore del Piccolo Alberto Marcolin e specie il caporedattore Mariano Faraguna con il braccio destro Fulvio Fumis: ebbero l’intuizione di fare del Piccolo un osservatorio privilegiato della Mitteleuropa. Mario Nordio era la persona giusta. Appassionato e documentatissimo, dall’apprezzatissima rubrica Osservatorio Viennese fece del giornale un autorevole riferimento non solo per i lettori ma per tutta la stampa italiana che cominciava a capire l’importanza di quei Paesi. L’attenzione alla dimensione internazionale conferì al quotidiano negli Anni ’80 prestigio nazionale. Nordio ne fu discreto ma solido protagonista. Un altro direttore, Paolo Francia, se lo portò a Roma, al Tempo. Lì discrezione, arguzia, ironia, passione e conoscenza delle relazioni internazionali gli aprirono le porte di tutte le ambasciate. Poi il passaggio all’Adn Kronos, agenzia di stampa specializzata negli Esteri, dove progredì fino a divenire vicedirettore. A Roma, tra un cocktail d’ambasciata e l’altro, conobbe Rosmarie Borngasser, prestigiosa corrispondente dell’autorevole Die Welt. L’intesa, oltre che professionale, umana, fu immediata. Gentilissimo, affabile, di spirito elegante ma sempre pungente Mario Nordio – al di là di certa apparente condiscendenza – in realtà era rigoroso, di ben radicati principi e convinzioni. Profondo conoscitore – oltre che del mondo di lingua tedesca e di queste terre - degli Stati Uniti, necessario e fondamentale perno di riferimento, sosteneva sempre con grande convinzione, per tutto l'Occidente. Rigorosamente, diremmo religiosamente, repubblicano, era comunque alquanto timoroso sugli effetti della presidenza Trump per gli Usa e il mondo.
Alla pensione, Mario Nordio è ritornato a casa, a Trieste, dove vivono ancora i suoi genitori. Raffinato gourmet con l’amata consorte Rosmarie, amava però sempre concedersi con gli amici più intimi un SuperMac accompagnato da un buon boccale di birra, per non far torto né agli yankees né agli amici carinziani. Gli fu ultima compagna un’antica passione: la radio. La mai sopita avventura della ricerca delle stazioni più strane, esotiche, lingue complesse di cui cercava d’impadronirsi; onde corte, cortissime; il primo, giovanile motore della sua inappagabile curiosità, sete di sapere, ultima occasione di contatto con la vita, con uno dei suoi amori più profondi: la notizia.
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