Addio a “Pina” Langella, stroncata a 60 anni

È scomparsa Giuseppina Caporaso, moglie di Aniello Langella, noto medico e professionista di Monfalcone. Aveva 60 anni, compiuti lo scorso 16 giugno. Il decesso è avvenuto all’ospedale di San Polo. Lascia il marito e i figli Leonardo, Margherita e Salvatore.
A loro lascia la sua delicata, acuta e semplice capacità di saper dare il vero senso alla vita. Attraverso quella schietta e profonda spontaneità, Giuseppina riusciva a cogliere l’essenza delle piccole, grandi cose. Trasmetteva serenità, fiducia e consapevolezza. Senza fare rumore. A parlare era la sua voglia di vivere. In tutti i sensi. Apprezzare i colori di un fiore, o di una bella giornata. Non amava i profumi forti, ma adorava le fresie. E il sorriso di un bambino, che, qualora si trattasse di un pianto la faceva intenerire. Era sempre un dolore e non importa da dove venisse la sua voce. Semplicemente si prodigava per aiutarlo, in qualche modo. Era una donna riservata, dolce, gentile.
Sono alcuni dei ricordi di Aniello Langella che con la sua “Pina” ne ha passati tanti di momenti. Nella gioia di essere così uniti, da quando, 14 anni fa lei e 18 lui, s’erano conosciuti e piaciuti. Insieme nelle difficoltà, ad affrontare le innumerevoli prove che la vita mette di fronte. Briciole se paragonate alla “prova” più sconvolgente e destabilizzante: la scoperta della malattia che, non senza grande sofferenza, s’è portata via Giuseppina, segnando un angoscioso, lungo percorso che, alla fine, tra tenacia e abbandono, speranza e comunque chiara e dura consapevolezza, li ha divisi.
Langella ha affidato a Facebook, che pure non ama («anzi, ci infastidiva»), un tenerissimo ricordo della sua amata compagna. «Pina era una donna straordinaria. Con cose semplici ha costruito cose veramente grandi. Nel silenzio, senza mai apparire. In punta di piedi è andata via, come faceva sempre. Sì, in punta di piedi senza fare rumore. Ha affrontato la malattia gravissima senza mai dire “uffa”. Mai!». Una forza d’animo che ha dato la misura della sua straordinarietà. Una donna straordinariamente semplice nel senso più puro e profondo. Con quel suo modo di essere, attenta, vicina ai suoi familiari ma sempre riservata da non farsi sentire, eppure da colpire i loro cuori. Gesti e attenzioni discreti, come a ricordare “vi voglio bene”. Non si dicono ogni giorno, si sentono e basta.
Sono tanti, infiniti, i ricordi di Langella. «Pina non amava le grandi cose. Lei viveva delle cose semplici e aveva la capacità di fartele vedere e anche toccare. In questo bisogna trovare la sua rarità». Oppure quando racconta: «Tutto mi ricorda di lei, un pezzo di carta, il suo pianoforte, un fiore, l’amata terra natia, un frutto ed una strada; un albero e una città arroccata in alto alla montagna. Tutto mi ricorderà il mio amore. Ma tutto avrà un senso diverso, perchè lo vivrò pensando qui, su questa terra con e per i miei “bambini”. Sono stato felice con lei, nella semplicità delle cose apparentemente banali».
Centinaia i messaggi, le mail ricevute ieri da Langella. Lo ha voluto esprimere pubblicamente: «Voglio ringraziare le tantissime persone che mi scrivono e ci scrivono. Amici comuni, persone che conoscevano la mia “Pina”. A loro va tutto il mio ringraziamento personale e della famiglia». Un «grazie di cuore» la famiglia Langella lo rivolge a quanti si sono presi cura di “Pina”: all’equipe di Oncologia, con la dottoressa Michela Muggia, all’Adi con la dottoressa Marta Calligaris, la Chirurgia, il Pronto soccorso, il 118. «Tutto all’eccellenza e senza mezze misure nel giudizio», ci tiene a far sapere Langella che del San Polo ha sempre nutrito grande fiducia e apprezzamento.
Laura Borsani
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