Addio alla prof Maria Puxeddu, una vita dedicata alla musica

Si è spenta a 95 anni a San Giorgio di Nogaro l’amata insegnante di piano e canto al Conservatorio Tartini. Conobbe l’orrore delle foibe 

il lutto



«Amava la verità e non la finzione. Diceva che il pianoforte non sa mentire». In queste parole di uno dei suoi innumerevoli allievi sono racchiusi il ricordo e l’essenza di una donna, capace di lasciare il segno nella storia di San Giorgio di Nogaro e non solo. La professoressa Maria Puxeddu, per molti anni insegnante al Conservatorio Tartini di Trieste, è morta a 95 anni giovedì nella residenza per anziani della cittadina della Bassa di cui era ospite da circa tre anni e dove ancora, nei rari momenti di grazia e lucidità, si misurava sui tasti bianchi e neri del suo inseparabile pianoforte. Coerente sino alla fine con quella caparbia spinta a non mollare mai, soprattutto nelle difficoltà, che le era propria e trasmetteva tenacemente a chiunque le fosse accanto.

Nata a Portoscuso in provincia di Cagliari il 16 marzo 1925, dopo due anni trascorsi a Novi Ligure,si trasferisce con la famiglia a Laurana,in Istria,a seguito del padre Angelo, maresciallo dei carabinieri, poi vittima del massacro delle foibe durante l’ultimo conflitto mondiale. Una tragedia questa che segnò moltissimo. Come la morte di due sorelle di 3 e 18 anni.

Trasferitasi con i familiari a Trieste dopo la guerra, si diploma in pianoforte al conservatorio Tartini e in organo e musica corale al Benedetto Marcello di Venezia, con maestri Luciano Gante, Sandro Dalla Libera e Bruno Pasut. Titolare della cattedra di Teoria e Solfeggio per molti anni al Tartini stesso, è a lungo docente anche di Educazione musicale nella scuola media di San Giorgio di Nogaro e per generazioni e generazioni di musicisti è stata (e resterà) un’insegnante di pianoforte e canto indimenticabile per l’amore, la passione e la dedizione totali e assoluti che metteva nella sua professione.

«Lei ci capiva da come posavamo le mani sulla tastiera. Così ci ha forgiato nella sua fucina, perché voleva che diventassimo persone forti e rette attraverso la musica», raccontano alcune allieve. La professoressa lascia la nipote Sara e alcuni nipoti residenti in Brasile e Germania. —

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