Ago, filo e tanto cuore Vestiti e sorrisi in regalo per i bambini dell’Africa

Sbarca a Trieste l’iniziativa lanciata nel mondo da Little dressed che conquista sarte d’ogni età: «È un modo di cucire per amore»
Lasorte Trieste 26/05/18 - Via Valdirivo, Negozio Patchwork, Iniziativa Benefica
Lasorte Trieste 26/05/18 - Via Valdirivo, Negozio Patchwork, Iniziativa Benefica

Creano e regalano vestitini ai bambini africani, perché «cucire per passione diventa cucire per amore». Sono questi gli entusiastici propositi di Little dresses for Africa Italia, l’associazione no profit che ieri è arrivata in città in cerca di solidarietà e seguaci. L’invito triestino è stato dato da Francesca Gnisci, responsabile del progetto per la cooperativa sociale Torrenuvola, e si è concretizzato in un incontro di cucito nel suo colorato negozio Patchworkvictim, in Via Valdirivo: «Oggi abbiamo invitato queste signore, volontarie dell’associazione, perché hanno il desiderio di trovare altre persone come loro, che sappiano cucire almeno un po’, per insegnare loro, insieme, a realizzare sempre più vestitini, sempre più cose, per rendere felici i bambini anche a distanza».

L’associazione Little dresses for Africa è stata fondata nel 2008 dall’americana Rachel O’Neill con la missione di fornire assistenza ai bambini in tutto il continente africano, e non solo. I volontari che lavorano per l’associazione provengono da tutti gli Stati Uniti, così come dall’Australia, dal Canada, dal Regno Unito e da Singapore, e si uniscono appunto per creare miniabiti ricavati da federe, e dai modelli semplici e comodi. Alcuni volontari cuciono gli abiti, altri donano, altri vanno in Africa a portarli. Ma altri vestiti e pantaloni per i piccoli vengono distribuiti anche attraverso orfanotrofi, chiese e scuole. Pure qui in Italia è stata aperta una sezione dell’associazione, dove ogni giorno tantissime donne dedicano parte del loro tempo a cucire abiti da inviare in Africa. Tra queste, Sabrina Coccoloni, la coordinatrice di Little dresses for Africa Italia, che direttamente da Livorno è giunta ieri qui a Trieste per rintracciare nuove «partnership di cucito» e per raccontare la sua sfida: «Nel settembre del 2014 è stato pubblicato un articolo su una novantanovenne sarta americana, Lilian Weber, che cuce un vestitino al giorno per i bambini africani. La sua idea si è diffusa come un’epidemia e ha raggiunto anche me e la mia vita. Mi sono soffermata un attimo sulla cosa, giusto il tempo di elaborare, di comprendere, di far mio il senso di tutto e poi come un fiume in piena sono partita. Ho contattato Rachel O’Neal, fondatrice di Little Dresses for Africa, e ho concordato con lei l’apertura di un centro di raccolta in Italia. Ho iniziato io stessa a cucire un vestito al giorno, per immedesimarmi meglio nel progetto, ho aperto una pagina Facebook, che uso per trascrivere in italiano almeno parte del sito ufficiale americano».

Sulla pagina italiana è possibile reperire tutte le informazioni necessarie per poter partecipare attivamente a regalare speranza ai bambini africani. Nel gruppo Fb infatti, alla sezione “File”, vi sono tanti modelli, dai più semplici a quelli più elaborati e tutte le spiegazioni necessarie per poter provare a cucire un vestito. Di base, per la realizzazione, si lavora solamente con puro cotone e non vanno utilizzati bottoni o cerniere, perché una volta rotti, non avendo la disponibilità di raccomodare gli abiti, diverrebbero inutilizzabili.

«Cuciamo per loro vestiti su misura– continua Coccoloni– a misura di ogni piccolo che già aspetta con ansia l’arrivo dei nostri vestitini, un regalo prezioso che rende l’unicità e l’essere speciale a chi forse non ne ha consapevolezza. Ma il regalo si estende ancor di più se si pensa alla gioia di chi li cuce. Oltre 300 persone, giovani e meno giovani, nonne e nipoti, sarte e non sarte, modelliste e non, si sono unite insieme ed insieme iniziano e finiscono il giorno postando un saluto, scambiandosi modelli, consigli, idee, perfino stoffe. Se qualcuno non ne ha per cucire l’altra è sempre disposta ad inviarne un po’. Non avrei mai potuto immaginare che nel piccolo spazio di un gruppo potesse scorrere tanta bellezza! Basta leggere alcuni dei post per rendersi conto di quanta gente sia pronta a mettersi in gioco uscendo da sé stessa per andare verso l’altro. Per ora non siamo che un bisbiglio fra le tante grida del web, ma vorremo dar voce a questo progetto, vorremo farci sentire da tutti».

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