Alberi monumentali Dagli ippocastani della Grande Guerra al leccio del Duce

Corsa all’Elenco regionale per una coppia in via Resistenza, il “re del giardino” della Duca d’Aosta e un cedro del Libano 
Bonaventura Monfalcone-09.04.2019 Faggio-Scuola elementare-Duca d'Aosta-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-09.04.2019 Faggio-Scuola elementare-Duca d'Aosta-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura



Monfalcone ancora non ha fornito il proprio contributo all’Elenco regionale degli alberi monumentali, ma lo farà presto, con almeno un paio di esemplari. Nonostante gli sconvolgimenti delle due guerre mondiali, che non hanno risparmiato persone, case e chiese e pure il patrimonio arboreo, qualche pianta storica, di pregio e di grandi dimensioni nella città dei cantieri c’è, a ricordare in alcuni casi un tessuto urbano mutato a fondo rispetto a solo un centinaio d’anni. Come i due giganteschi ippocastani che ancora crescono in un lembo di terra di fronte alla costruzione del mercato coperto mai divenuto tale, ma alla cui costruzione fu sacrificato lo stabilimento del Cotonificio triestino e buona parte di ciò che lo circondava. Tranne i due alberi, messi a dimora prima della Grande Guerra, come i tecnici del Corpo forestale regionale hanno spiegato ai partecipanti alla passeggiata di domenica mattina organizzata dall’assessorato comunale all’Ambiente in occasione della Giornata mondiale della salute.

Un’iniziativa pensata per promuovere stili di vita sani (e non a caso a parteciparvi è stato anche il presidente della Lilt provinciale Umberto Miniussi), ma anche per iniziare a censire gli alberi in grado di poter entrare tra i monumenti della natura esistenti in Friuli Venezia Giulia. Poco distante dallo spazio compreso tra via Plinio e via della Resistenza, un altro candidato fa bella mostra di sé nel cortile della primaria Duca d’Aosta, costruita nel 1892 dall’impero austroungarico. Il gigantesco leccio che campeggia davanti alla facciata della scuola, non a caso soprannominato da maestre e bambini “il re del giardino”, è più giovane dell’edificio, ma ha quasi sicuramente le caratteristiche per entrare nell’elenco degli alberi monumentali della Regione. «Non tanto per l’età o la circonferenza, ma per motivi di interesse storico», spiega l’assessore all’Ambiente Sabina Cauci. Da fonti certe risulta che il leccio fu piantato nel 1931, seguendo gli ordini impartiti allora dal Duce a seguito della improvvisa morte del fratello minore Arnaldo. La disposizione prevedeva che si piantasse una quercia nel giardino della scuola elementare più importante di ogni paese. Monfalcone rispose con la piantumazione di un Quercus ilex, tuttora florido nonostante gli anni passati e una terribile gelata con galaverna a metà degli anni ’60, come emerso dai ricordi di Paolo Lenardon della Forestale regionale e della stessa Cauci, che al tempo frequentavano, come tanti, le elementari alla Duca d’Aosta.

È però soprattutto il cedro del Libano che troneggia nello spazio ora del magazzino comunale di via della Marcelliana a potersi fregiare del titolo di monumentale, perché il bellissimo esemplare, purtroppo “invisibile” ai monfalconesi, se non in occasioni speciali come quella di domenica, ha dimensioni a dir poco ragguardevoli. Anche se il record per la circonferenza del fusto spetta quasi certamente a un platano che si trova nel giardino di una palazzina compresa tra via Rossini e via Cosulich. Al momento non pare invece poter aspirare alla qualifica di “monumento” il pur imponente salice che sorveglia da decenni l’incrocio tra via Rossetti e via dell’Agraria. «Non si tratta di un’essenza di pregio, ma potrebbe rientrare per la sua valenza storica; servirebbe della documentazione fotografica per stabilire quale sia la sua età, il momento nella vita del rione in cui è stato piantato», spiega l’assessore Cauci, lanciando di fatto un appello a chi avesse delle immagini a fornirle così da poter garantire un’ulteriore tutela anche al salice di Panzano. —



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