Alla scoperta di un bunker della Guerra Fredda

La struttura si trova sulla sommità del monte Skofnik, vicino all’abitato di Cotici Domani verrà firmato il documento per la sua concessione alla Provincia
Di Francesco Fain

SAVOGNA D’ISONZO. È una fortificazione costruita durante la guerra fredda. L’obiettivo? Impedire un eventuale controllo della cima del San Michele e l’infiltrazione di unità nemiche in direzione di Polazzo e Sagrado. Si trova sulla sommità del monte Skofnik, nelle vicinanze dell’abitato di Cotici nel territorio comunale di Savogna d’Isonzo. E presto sarà accessibile per la prima volta al pubblico grazie a una convenzione tra l’Agenzia del Demanio e la Provincia di Gorizia. Il documento per la concessione del bunker verrà firmato domani alle 14: l’accordo durerà sei anni. La Provincia, a sua volta, lo darà in gestione gratuita al Comitato della Fanteria d’Arresto. La firma avverrà alla presenza del presidente della Provincia Enrico Gherghetta, dell’assessore Donatella Gironcoli e alcuni rappresentanti dell’Agenzia del demanio e del comitato Fanteria d’Arresto.

Quest’ultimo avrà il compito di metterlo in sicurezza e di provvedere alla sua manutenzione, al ripristino dei portelloni d’ingresso, attualmente saldati, al loro restauro funzionale e alla riverniciatura. Inoltre, dovrà installare quanto necessario a interdire l’accesso non autorizzato al manufatto, conservare e rimettere in sesto le strutture esterne, restaurare i locali interni e ripristinare l’impianto elettrico. Ma, soprattutto, il Comitato della Fanteria d’Arresto dovrà gestire l’accesso su richiesta di tutti coloro, e c’è da scommettere che saranno tantissimi, che vorranno visitare la fortificazione.

Grande entusiasmo, ovviamente, da parte del presidente della Provincia di Gorizia, Enrico Gherghetta: «Nessun civile era mai entrato in queste strutture. Fra qualche settimana, invece, sarà finalmente possibile. Questa è un’opera che, come tante simili e sparse sul nostro territorio, risale agli anni ’60 – continua Gherghetta - ma in stato di abbandono da più di vent’anni. Con l’accordo tra la Provincia e il Demanio e con la preziosa collaborazione del Comitato della Fanteria d’Arresto, riusciremo a salvaguardare e conservare questi manufatti che hanno contribuito a scrivere la storia d’Italia, rendendoli accessibili ai nostri cittadini, ma anche ai tanti turisti che verranno a visitare l’Isontino».

Da un punto di vista tecnico, tali bunker, con annesse cupole corazzate, rappresentano l’eccellenza progettuale e costruttiva della nostra Italia degli anni ’60, nonché la testimonianza storica di quel difficile periodo caratterizzato da due blocchi contrapposti per ideologia politica e militare che produssero la Guerra Fredda.

Le postazioni fortificate situate in ambiente carsico, grazie all’accurato mascheramento originario, nonché al naturale apporto della flora nel corso degli anni, si sono ottimamente integrate nel paesaggio rendendo la loro presenza curiosa documentazione del passaggio dell’uomo, condividendo gli stessi luoghi assieme agli innumerevoli manufatti del conflitto della Prima guerra mondiali. Il recupero delle postazioni potrebbe dunque arricchire il circostante parco tematico della grande Guerra.

Nel caso specifico, la fortificazione sulla sommità del monte Skofnik fu costruita nel 1968 e originariamente assegnata al 53° Reggimento Fanteria d’Arresto “Umbria”. Dopo la fase di riorganizzazione dell’Esercito, nel 1976 passò in consegna al 33° Battaglione Ardenza e assegnata, infine, al 63° “Cagliari” nel 1986, prima di essere dismessa del tutto a decorrere dal 1992.

È costituita da un Posto comando osservazione (Pco) e da cinque postazioni M (mitragliatrice) in cupola corazzata a quattro feritoie. Completano lo sbarramento ricoveri sotterranei per le squadre di difesa vicina e postazioni per mortai. Il Pco ospita anche l’osservatorio d’artiglieria con annesso bunker comando. L’opera disponeva di una casermetta di presidio per il personale di guardia, oggi utilizzata dalla locale Protezione civile. La cupola della M1 è stata purtroppo asportata nell’inverno del 2011 da una ditta incaricata dell’Esercito italiano per il recupero del metallo e per la messa in sicurezza del manufatto.

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