Allarme droghe sintetiche fra i giovani

Drogarsi senza sapere esattamente con cosa. E condire l’abuso di sostanze stupefacenti, sempre più sintetiche, con l’abuso di alcolici, in un mix che può anche diventare letale. È la fotografia delle modalità di consumo di sostanze psicotrope da parte di giovani e giovanissimi che fissa, in un’intervista, Giuliano Zorzut, direttore della struttura operativa complessa Dipartimento dipendenze dell’Ass. Si assiste infatti a questo trend, nell’universo giovanile isontino: lo sballo non come devianza, sinonimo di disagio, bensì associato a un uso “ricreativo”. La volontà cosciente di «incasinarsi la vita, anche quando alle spalle non c’è, come si verificava vent’anni fa con gli eroinomani, una famiglia distrutta o un contesto sociale difficile, di marginalità».
Tre le tendenze tratteggiate dal responsabile del Sert: un ritorno in auge dell’eroina seppur con modalità di assunzione diversa, vedi lo sniffo, percepita come meno pericolosa e assuefacente, in realtà al pari dannosa; la proliferazione di sostanze sempre più sintentiche sul mercato, in particolare cannabinoidi, presenti ultimamente sulla piazza monfalconese; e una certa predilezione, se così si può dire, per le metanfetamine e la ketamina. Stando al responsabile del Sert, in una fascia generazionale compresa tra 16 e 20 anni, la percezione è che «il 30% faccia un uso non isolato o comunque sporadico di pasticche, spesso in mix con alcol, e il 40-50% le abbia provate una o due volte».
Ed è proprio la miscela di sostanza stupefacente con drink a peggiorare e spesso arrecare danni gravissimi ai ragazzi. «Le sostanze stupefacenti oggi sulla piazza vengono continuamente sintetizzate - chiarisce il dottor Zorzut, che come responsabile del Sert assiste circa 170 pazienti a Monfalcone e altrettanti a Gorizia - anche per sfuggire ai controlli». Le chiamano smart drugs, droghe furbe, perché si tratta di sostanze concepite in laboratori di fortuna con molecole sempre nuove e diverse. Ma proprio le scarse informazioni sulle loro caratteristiche e sui relativi rischi per la salute le rendono pericolose. Di qui l’allarme. «Spesso nelle interviste - prosegue Zorzut - si sente dire dai giovani che se avessero conosciuto le conseguenze non avrebbero assunto certe droghe, ma non è vero: i giovani oggi hanno molte conoscenze e possibilità di ottenere informazioni, solo che ritengono che a loro non possa mai accadere ciò che invece capita ad altri. Hanno tutte le notizie necessarie, ma le ritengono inadeguate al loro caso». Per questo, stando al medico, è importante agire, in termini di azioni a contrasto delle tossicodipendenze, sull’errata percezione del rischio dei ragazzi, per promuovere un concetto di divertimento sano, com’è accaduto per esempio con la campagna di “Overnight”.
«In questo periodo - sottolinea il responsabile del Sert - assistiamo a un ritorno dell’utilizzo della ketamina e alla comparsa di cannabis sintetica, molto più pericolosa della normale canna, perché più concentrata e se assunta con l’alcol molto più dannosa per i ragazzi. Se infatti un adulto, al di là degli aspetti legali, fuma questa sorta di cannabis potenziata non accusa danni, un giovane ancora in evoluzione neurologica può avere senz’altro problemi alla salute». L’esperto parla di «sindrome amotivazionale»: un’apatia e mancanza di interesse verso qualsiasi aspetto, dalla cerchia amicale alla scuola, della vita che devono far scattare il campanello d’allarme nei genitori, quando li ravvisano. Quanto all’eroina «si dice che il suo consumo è diminuito, che i giovani non si bucano più, in realtà è cambiata la modalità del consumo, non più tramite siringa, ma sniffo». «E qui insorge un altro grave equivoco - così Zorzut -: l’assunzione per via nasale non viene ritenuta dai consumatori foriera di dipendenza. Forse all’inizio: in realtà l’assuefazione è tale e quale». Ma il rischio più grosso resta il mix, l’amalgama, il cocktail di sostanze stupefacenti con l’alcol. «Pericolo - conclude l’esperto - irrobustito quando, per esempio nel caso di pasticche, ci si ritrova, com’è consuetudine, in luoghi ad alta concentrazione di persone e dunque con temperature elevate. La perdita di liquidi, infatti, interferisce col regolare funzionamento del cuore, che rischia l’arresto. Ed è il disastro».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo