Allarme per il centro trasfusionale

Annunciato quasi due anni fa, l'inglobamento del Servizio immunotrasfusionale degli ospedali di Monfalcone e di Gorizia in quello di Area vasta gestito dall'Azienda ospedaliera triestina è in via di ultimazione. Nonostante le rassicurazioni di un anno e mezzo fa, il timore degli amministratori e dei donatori monfalconesi rimane quello che l'accorpamento si traduca nell'ennesima "erosione" della sanità locale.
Entro la fine del prossimo mese, il medico trasfusionista che garantiva finora la reperibilità notturna sarà sostituito da una frigoemoteca e da consulti telefonici con Trieste. «Non siamo contrari a ottimizzare le risorse e a ridurre gli sprechi - ribadisce l'assessore alle Politiche sociali, Cristiana Morsolin -, ma non può essere, però, che nei processi di riorganizzazione riduciamo sempre qui a favore di altri. Non ho visto finora un trasferimento di personale all'interno dell'Area vasta verso la nostra Azienda sanitaria e i nostri servizi, per capirsi».
La preoccupazione, condivisa dalla presidente della commissione consiliare Tutela della salute, Marina Turazza, è che le nuove procedure non consentano di fatto all'ospedale di Monfalcone di affrontare le emergenze in orario notturno, depotenziando quindi il ruolo e l'attività del nosocomio.
L'Ufficio relazioni esterne dell'Azienda sanitaria assicura, però, che la riorganizzazione non avrà il minimo impatto sull'operatività dell'ospedale, nemmeno sul fronte delle emergenze.
All'interno del nosocomio non pare esserci, in effetti, un atteggiamento negativo nei confronti del cambiamento, peraltro pare annunciato da qualche tempo. Il servizio, insomma, non dovrebbe risentirne, come spiega qualcuno, che comunque utilizza il condizionale.
«In effetti non siamo del tutto convinti che non ci sarà un impatto sull'attività del Servizio immunotrasfusionale», afferma Marina Turazza, che ha voluto convocare la commissione Tutela della salute per discutere del futuro del Laboratorio di analisi, ma anche del Centro trasfusionale.
«La modifica non avrà rilievo sull'attuale attività di dono del sangue - afferma Franco Devidé, responsabile dell'Advs mandamentale -. Staremo, però, a vedere rispetto al funzionamento dell'ospedale nel suo insieme».
Anche a fronte di segnali che Devidé continua a giudicare non troppo incoraggianti, come le «mancate risposte, da parte dell'Azienda sanitaria isontina, alla richiesta dei donatori di poter aprire il Centro un pomeriggio alla settimana per andare incontro a chi non può donare il sangue solo alla mattina».
Conclude Devidè: «Dispiace anche non essere riusciti finora a far partire un progetto per il coinvolgimento degli stranieri, per il quale in passato pure esistevano i fondi».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo