«Alt, è una rapina» Lo scherzo costa caro

Qualcuno l'ha definita una ragazzata, un eccesso di goliardia. Quello che alla fine si è rivelato uno scherzo, però, poteva finire in tragedia e sicuramente finirà nelle aule di un tribunale. Sono stati fermati da una pattuglia della Polizia locale, infatti, i quattro ragazzi triestini che giovedì pomeriggio avevano inscenato una rapina con l'intento di filmare le reazioni di alcune povere e inconsapevoli vittime. L'improbabile set di ripresa, perchè la simulazione del reato doveva servire a confezionare una vera e propria candid camera, è stato messo in piedi nella centrale piazza Venezia. I quattro ragazzi, fra i 20 e i 25 anni, si sono appostati nei pressi del semaforo e, dopo essersi avvicinati a una vettura ferma in attesa del verde, le si sono parati davanti aprendo improvvisamente la portiera del mezzo. «Questa è una rapina», le parole gridate da uno dei quattro.
Roba da infarto, specie se si considera che i ragazzi, al momento dell'irruzione nell'abitacolo dello sventurato automobilista, indossavano una calzamaglia per mascherare il proprio volto. La fortuna, in questo caso, non è stata d'aiuto agli incauti ragazzotti, dal momento che a pochi passi dalla rapina tarocca si trovava a passeggiare una agente della Polizia locale in borghese. La donna, che nel Corpo di polizia ricopre una funzione amministrativa e che quindi non è abituata agli imprevisti del servizio in strada, ha dimostrato una notevole dose di sangue freddo, allertando subito la sala operativa. L'arrivo di una pattuglia a sirene spiegate, in pochi minuti, ha interrotto l'audace ciak, mettendo probabilmente la parola fine a delle poco promettenti carriere cinematografiche. I quattro ragazzi, prima di venire scortati alla caserma "storta" di via Revoltella, hanno ammesso le proprie colpe senza opporre alcuna resistenza, giustificando la sceneggiata con il fatto che non era loro intenzione arrecare alcun danno alle persone fermate, ma che volevano solo sondare le diverse reazioni dei malcapitati automobilisti. La loro versione ha trovato riscontro nel ritrovamento sul luogo di alcune telecamere e di altri strumenti posizionati per effettuare le registrazioni audio. Ciò che è altrettanto certo è che la loro trovata non ha alcun fine sociologico. Nessun intento scientifico ha spinto i quattro giovani ad architettare un'operazione che poteva finire male, se solo qualche automobilista avesse reagito bruscamente, magari spingendo il piede sopra l'acceleratore nel corso della finta rapina. La stessa Polizia locale ha sottolineato come la condotta dei ragazzi avrebbe potuto arrecare gravi danni a persone anziane, deboli di cuore o a coloro che sono inclini a reazioni violente. Ma cosa ha spinto questi poco più che ventenni ad assumersi, probabilmente in maniera inconsapevole, questi rischi? La spiegazione, ancora una volta, la si può trovare fra le pagine del Web. Non si calcolano, infatti, i video amatoriali che propongono al popolo della Rete scherzi di dubbio gusto. Alcuni di questi, facilmente individuabili, sono stati girati anche a Trieste e non è detto che gli autori della finta rapina in piazza Venezia, di cui non sono state rese note le generalità, non compaiano anche in alcuni di questi filmati. Tutto per ottenere un pugno di “like” e di visualizzazioni. Non scherzerà, invece, l’autorità giudiziaria: i quattro triestini sono stati denunciati a piede libero, mentre le loro telecamere sono state sequestrate, insieme a tutto il materiale video prodotto. Concorso per procurato allarme, aggravato dal volto coperto, e concorso in violenza privata: sono questi i reati che verranno contestati ai “buontemponi”.
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