Altra chiusura in città: tocca al discount Dico In 4 restano per strada

«Grazie per la solidarietà e l’affetto dimostrati sempre. È stato bello lavorare per voi. Lo staff: Ivano, Fabiana, Matteo, Elena».
Il sobrio cartello posto all’ingresso del supermercato racconta l’ennesima chiusura, l’ennesimo dramma della disoccupazione. Ora è la volta del “Dico”, il market rionale di via Murat: quattro giovani lasciati a casa nel giro di poco più di una settimana. Senza cassa integrazione, senza mobilità, con il solo “paracadute” dell’assegno di disoccupazione. «L’abbiamo saputo sabato scorso - inizia Ivano Puzzer, 33 anni, il responsabile del negozio - a due settimane circa dal passaggio di proprietà di questo discount dal pool delle Coop, tra le quali le Nordest, al Gruppo Tuo. È un peccato e non lo dico solo per il nostro futuro di lavoratori. Anche senza fare pubblicità, il logo stava prendendo piede qui in zona, con il passaparola. E la clientela da solo rionale si stava allargando, anche se con l’handicap della mancanza di parcheggio».
Gli scaffali sono semivuoti ma i quattro dipendenti (un full time, due part time e un contratto a forfait) lavoreranno fino all’11 maggio per imballare la merce invenduta. «Non capiamo la decisione di chiudere - continua il responsabile - in una città come Trieste, importante come mercato e densità di residenti se raffrontata ad altri territori dove è presente il marchio “Dico”. Non ci hanno comunicato i perché della decisione. Forse il costo dell’affitto, il cui contratto è ancora in capo alle Coop Nordest, o forse una strategia che non sappiamo, anche perché non avevamo concorrenti diretti in zona. Sappiamo invece che, oltre a mettere noi dipendenti in una situazione grave, la serrata causerà un disservizio tra la clientela, composta anche da un buon numero di anziani».
Clientela che, saputo della chiusura, ha subito dimostrato solidarietà e sentimenti di vicinanza ai quattro dipendenti. Anche la conversazione è interrotta da uomini e donne che vogliono salutare di persona gli addetti. «Nel nostro contratto - commenta il giovane manager - non è prevista la mobilità aziendale. Paradossalmente, forse è un bene. Perché la sede più vicina è a Codroipo e visti i costi delle trasferte sarebbe insostenibile lavorare lì. Saremmo costretti al licenziamento, perdendo ogni sussidio».
Un aiuto quanto mai necessario: sia Puzzer che una delle commesse hanno un figlio di pochi mesi. I sindacati seguono la vicenda. «Impugneremo i licenziamenti - dichiara Antonella Bressi, segretaria provinciale della Filcams Cgil - poichè li troviamo ingiustificati dal momento che l’esercizio commerciale non era in negativo. Va bene la crisi ma licenziare anche in casi di assenza di passività è troppo».
«Coraggio, buona fortuna», si affaccia un uomo di mezza età alla porta del piccolo ufficio del “Dico”.
Il discount di via Murat veniva visitato da una media di trecento consumatori al giorno ed erano più numerosi i mesi nei quali il budget prefissato dai vertici aziendali veniva centrato che non quelli “in rosso”, comunque senza perdite rilevanti. Ma forse i “giochi” sulle teste dei quattro ragazzi sono più grandi. Basti pensare che l’azienda neoproprietaria del “Dico”, il Gruppo Tuo, che ora fa chiudere le saracinesche in via Murat, negli stessi locali aveva fatto affiggere una locandina con la ricerca di “locali commerciali esistenti o aree destinate a centri commerciali”. Magari il destino dei dipendenti licenziati non sarà così fosco.
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