Quando le persone si aiutano: il contagio buono dell’altruismo
Il musical “Come from away” in scena al Rossetti di Trieste esalta l’empatia, che forse ha ragioni genetiche. Ma il sentimento dell’altruismo resta un magnifico mistero

Il bar dell’aeroporto si chiamava Il Grande Carro (The Big Dipper), come la costellazione. Era famoso perché a lungo era stato l’unico in Canada aperto 24 ore al giorno, sette giorni su sette. Che ressa per avere posti ai tavoli e al bancone, lassù, sull’isola di Terranova, dove il Canada sembra protrarsi verso est. Una volta Frank Sinatra cercò di saltare la coda, a spintoni, e fu respinto. A Gander raccontavano queste storie: la Regina Elisabetta che inaugura il nuovo terminal nel 1959, i Beatles che atterrano durante il loro primo tour in America, e poi Elvis, Marilyn, Elizabeth Taylor, tutti atterrati senza annunci, tutti a bere cocktail nel grande bar. Si spargeva la voce e la gente del paese correva a vedere le persone famose.
Per qualche decennio funzionava così, un giorno arrivò pure Fidel Castro e andò in slittino con i bambini del posto e le guardie del corpo. Funzionava così perché gli aerei avevano un’autonomia ridotta e per collegare i continenti dovevano fare uno scalo di rifornimento: quello. Così Gander era un villaggio ricco. Ma poi gli aerei diventarono più moderni, fermarsi a fare il pieno non si rese più necessario e questa storia finì. La crisi della pesca al merluzzo fece il resto: Gander di colpo era diventata un’area depressa, la più povera del Canada. Tutti parlavano solo dei tempi andati, quelli con Marilyn e Fidel.
Fino all’11 settembre 2001.
Con l’attacco alle Torri Gemelle il mondo è sotto shock e viene presa una decisione enorme: la chiusura dei cieli americani. Trentotto voli civili e una serie di voli militari vengono dirottati su Gander, che è sufficientemente “nowhere” (da nessuna parte) per garantire sicurezza. Quasi settemila persone, dopo 28 ore di attesa snervante, sbarcano nell’aeroporto dove sbarcavano i Beatles. Senza valigie, senza telefoni attivi, con i soli abiti che stanno indossando. Non sono vip. Sono impauriti, stanchi, stravolti. E un intero paese li accoglie.
Un furibondo sciopero dei trasporti viene sospeso. Novemila abitanti danno assistenza volontaria a settemila alieni, per cinque giorni. Le chiese, le scuole, l’arena dell’hockey, le case: tutto viene aperto per rifocillarli e farli dormire. Nascono amicizie e amori, si vivono drammi e tensioni.
Ecco, questa è la storia di Gander nel settembre del 2001, così com’è raccontata da un musical, Come from away (arrivati da lontano) che sta tenendo banco al teatro Rossetti di Trieste. L’unica città in tutta l’Europa continentale a ospitarlo. Una città di confine, “crocevia del mondo”, proprio come viene chiamata la località canadese. Alla fine della prima rappresentazione folla in piedi, grida, euforia per le canzoni. Lo spettacolo divide: molti entusiasti e alcuni delusi. Questi ultimi dicono in sintesi che è una raccolta di prestazioni non memorabili e, nei contenuti, un trionfo di retorica. È un po’ il destino di chi cerca di dare narrazione ai buoni sentimenti: suonano troppo facili da rappresentare.
In Come from away c’è una protagonista non citata nel cast: è l’empatia. Mi immedesimo in te, comprendo che soffri ti tendo la mano. Che cosa ci spinge ad aiutare gli sconosciuti, “facendosi rubare” il barbecue dal giardino di casa come accade nella storia, convincendo qualcuno a baciare un pesce morto o, più seriamente, dandogli un tetto, una coperta, una minestra e una spalla sulla quale piangere?
Nel 2012 la Gander italiana è stata l’Isola del Giglio: mille abitanti, 4.200 naufraghi dopo l’urto tragico della Concordia contro gli scogli. Anche lì i giacigli nella chiesa e nell’asilo, le coperte e i sentimenti, le porte delle case che si aprono agli estranei della crociera. Si dice che viviamo un’epoca di egoismo e probabilmente è così, un castello di carte eretto sul culto dell’individuo, del potere e dell’apparenza. Thomas Hobbes – e prima di lui Plauto ed Erasmo da Rotterdam – hanno riflettuto sull’idea che l’uomo è “homini lupus”, è aggressivo, competitivo e pronto a eliminare i suoi simili. L’empatia è il vaccino a questo virus.
Jamil Zaki, psicologo di Stanford, la definisce un “supercollante” che unisce le persone. Ma l’anticorpo è in crisi. Per dieci anni consecutivi, dal 2000 al 2010, Sarah Konrath, psicologa sociale dell’Indiana University, ha condotto una ricerca su un ampio campione di studenti americani e ha dimostrato che l’empatia è in calo verticale: –40%. Simmetricamente, si impenna il narcisismo.
Forse il sentimento della solidarietà è una materia prima rara, come il cobalto o il silicio: per questo i neuroscienziati lo studiano e qualcuno spera di aver isolato il gene dell’altruismo: è una cosa complicata, si chiama recettore 1A dell’arginina vasopressina. Ma al momento la gentilezza resta un magnifico mistero. Un musical super premiato che fa tutto esaurito sotto la volta stellata del Rossetti, significa anche soldi e business. Ma una serie di persone è in lacrime quando in sala si riaccende la luce. E questo potrebbe essere un atto di resistenza. —
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