Alunni dislessici Arriva in aiuto il primo doposcuola

È nato in forma sperimentale nel 2011. Poi, a fronte di tante richieste, è stato implementato e oggi funziona a pieno ritmo, con 45 bambini e ragazzi che lo frequentano. È il doposcuola per giovani con disturbi specifici dell’apprendimento, un’iniziativa per ora unica in provincia ideata dall’associazione Stelle sulla Terra insieme all’Aid (Associazione Italiana Dislessia) di Trieste.
Racconta Ilaria Vaccher, psicologa e presidente di Stelle sulla Terra: «Il doposcuola è nato per rispondere alle esigenze di studenti e famiglie, perché se per il bambino e il ragazzo dislessico leggere e scrivere in modo corretto e fluente rappresenta un’enorme fatica, spesso le difficoltà non sono comprese da genitori e insegnanti. E il carico più gravoso è per le famiglie, perché per seguire un bambino dislessico la madre o il padre devono trasformarsi in insegnanti, assistendolo passo a passo nei compiti scolastici. La soluzione per alleggerire questa situazione è quella di affidare il lavoro scolastico da portare avanti a casa a una persona estranea alla famiglia, dotando il dislessico di tutti gli strumenti compensativi necessari per affrontare al meglio i compiti. Così facendo si ottengono molti risultati: il clima familiare migliora, ci si riappropria del ruolo di genitore, che non è e non deve coincidere con quello di insegnante; e si riduce anche l'ansia di prestazione nel bambino, aumentandone l'autostima e la motivazione».
Per mettere in piedi un doposcuola per ragazzi dislessici servono sia strumenti fisici sia un’adeguata formazione degli operatori che li seguono. «La dislessia è un disturbo che interessa uno specifico dominio di abilità, lasciando intatto il funzionamento intellettivo generale. Non è causata da un deficit di intelligenza né da problemi ambientali o psicologici o da deficit sensoriali o neurologici», spiega Anna Bonuomo, presidente dell’Aid di Trieste: «Si stima che riguardi dal 3 al 4% della popolazione scolastica nella fascia della scuola primaria e secondaria di primo grado. Un numero non così esiguo, eppure si tratta di un problema che in Italia è ancora poco noto e che famiglie e scuola non sempre sono in grado di affrontare in modo efficace».
Il doposcuola ideato dalle due associazioni, aperto ai bambini della quarta e quinta classe della scuola primaria, ai ragazzi dii scuole medie e superiori e anche agli universitari, mira a sviluppare nei ragazzi un sempre maggior grado di autonomia. «Ci troviamo uno o due pomeriggi a settimana per due ore, da ottobre a maggio – dice Vaccher -. I ragazzi sono suddivisi per gruppi omogenei d’età, con un operatore ogni tre, al massimo quattro studenti. A seguirli è un team di educatori e psicologi specializzati nei disturbi specifici dell’apprendimento, che oltre alla dislessia includono la disgrafia, la disortografia e la discalculia». Ogni studente ha a disposizione un computer dotato di software specifici, che fungono da strumento compensativo: sono software di sintesi vocale, che “leggono i testi”, perché per un ragazzo dislessico la maggiore difficoltà è proprio quella di accesso ai testi da studiare. A questi programmi si affianca la creazione di mappe concettuali, che con l’aiuto della memoria visiva, con colori, immagini e parole chiave, servono per organizzare lo studio e rielaborare il materiale. Per informazioni info@stellesullaterra.org.
Giulia Basso
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