Ambulanze, fallita la Croce Italia Marche

Clamorosa svolta nella vicenda, brutta e triste, di Croce Italia Marche, la società che aveva vinto l’appalto per i trasporti di malati e che per mesi e mesi non ha pagato i 33 dipendenti triestini, mettendoli in ginocchio, portando a rischio il servizio, e costringendo l’Azienda sanitaria anche ad anticipare pagamenti in assenza di fatturazioni, spedite sempre con enorme ritardo. Croce Italia Marche è stata dichiarata fallita. Solo pochi giorni prima, il 14 marzo, la stessa Azienda sanitaria, avendo scoperto che la società non aveva il “Durc” a posto, cioé il documento che attesta il regolare versamento dei contributi aziendali e dei dipendenti, aveva chiesto al Dipartimento servizi condivisi (Dsc) di Udine, che fa tutte le gare d’appalto, di revocare il contratto.
La risoluzione contrattuale è stata fatta subito. A ruota, Croce Italia Marche (che ha base nel Pesarese) è andata in liquidazione. Lo ha comunicato il 29 marzo, assicurando che avrebbe lavorato fino a oggi. Invece, nuova brutta sorpresa: con sabato i trasporti di malati e dializzati sono cessati. L’Ass sta attivando tutti gli altri servizi di ambulanza per i trasporti sanitari (gratuiti per il paziente), il Dsc ha tamponato per 6 mesi la situazione con il contratto temporaneo a una ditta che proprio in questi giorni però sta cambiando ragione sociale e che entrerà in servizio a metà della prossima settimana. Nel frattempo sarà indetta una nuova gara.
Il problema che resta sul campo è quello dei 33 dipendenti di Croce Italia Marche, già sfiancati dai mancati pagamenti di stipendio, da tortuosi rapporti con la casa madre, lavoratori che hanno fatto picchetti e manifestazioni in piazza. Una vicenda che ha sollevato, a livello politico, punti interrogativi sulle modalità con cui vengono assegnati gli appalti in un settore così delicato del trasporto di persone malate, da ospedale a ospedale, oppure da casa alla Nefrologia e dialisi quando non in grado di muoversi in autonomia.
L’Azienda sanitaria ha fatto precisa richiesta al Dipartimento servizi condivisi affinché, nell’allestire il capitolato d’appalto, inserisca la clausola obbligatoria del reinserimento dei lavoratori rimasti senza ambulanza. Ma il subentrante può sempre manifestare la propria situazione ed esigenza, e dunque potrebbe assorbire anche solo una parte di dipendenti, e magari non alle medesime condizioni. Dunque è ancora una strada lunga quella che pende sulla vicenda, per almeno 6 mesi il servizio sarà solo “tamponato”. (g. z.)
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