Amfora chiude E il re del pesce diventa hotel

ABBAZIA. Ha parlato di momento di pausa, di riflessione e non di chiusura definitiva di un locale che rappresenta un marchio storico dell’offerta enogastronomica nella regione quarnerino istriana....

ABBAZIA. Ha parlato di momento di pausa, di riflessione e non di chiusura definitiva di un locale che rappresenta un marchio storico dell’offerta enogastronomica nella regione quarnerino istriana. Joso Tariba, 70 anni, ristoratore arbesano trapiantato ad Abbazia e dintorni, ha voluto chiudere i battenti al suo Amfora, ristorante di pesce molto noto anche a generazioni di clienti triestini e del Nordest italiano.

Gli “aficionados” di scorfani, orate, pesci San Pietro, dentici, scampi e calamari adriatici, che venivano consumati in un locale con vista impareggiabile sul Quarnero – isole di Cherso e Veglia comprese – dovranno pazientare per un certo tempo in quanto Tariba non ha certo intenzione di demordere, ma ha fatto sapere ai media che è sua intenzione far costruire al posto dell’esercizio un albergo a quattro stelle, dotato di 150 posti letto, due ristoranti, sauna e solarium sul tetto dell’edificio. «È un mio sogno accarezzato da decenni – ha dichiarato il notissimo ristoratore – e mai realizzato per una lunga serie di problemi burocratici. È un progetto di 10 milioni di euro, per il quale ho trovato dei partner ed ora spero che il via ai lavori possa avvenire entro tempi ragionevolmente brevi».

La carriera di Tariba è lunga, lastricata di successi e riconoscimenti anche all’estero. Cominciò nel febbraio 1969, proprio nel giorno della nascita di sua figlia Danijela, attuale proprietaria del ristorante voloscano Plavi podrum e sommelier di grido in Croazia. Per otto anni Tariba deliziò i suoi ospiti al ristorante Mali raj (Piccolo paradiso), quindi assunse la guida del locale Amfora nei pressi dell’abbaziano 40 Box e da 25 anni il suo Amfora si trova al posto dell’ex ristorante Meduza, a Volosca. «Quando cominciai – ricorda – ad Abbazia c’erano cinque ristoranti degni di tal nome. Ora ce ne sono a decine e potete mangiare in parecchi luoghi, negli alberghi e appartamenti, e ciò danneggia i ristoratori. La categoria è giunta ad una svolta e se vorrà sopravvivere dovrà adattarsi alle nuove sfide. Il mio progetto va in questa direzione».(a.m.)

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