Trieste e Muggia celebrano la fine dei 40 giorni titini fra ricordo, alzabandiera e una targa
L’ottantesimo della liberazione dalla Jugoslavia in piazza dell’Unità. Il sindaco di Muggia Polidori sul legame con Venezia: «Ultimo lembo dell’Istria»

Trieste e Muggia hanno celebrato l’80esimo anniversario della liberazione dall’occupazione jugoslava. A Trieste con una sentita cerimonia istituzionale, prima in Consiglio comunale e poi in piazza dell’Unità con l’alzabandiera, si è ricordata la fine dell’incubo della sanguinosa occupazione da parte delle truppe di Tito, che imperversarono nella Venezia Giulia dal primo maggio al 12 giugno 1945.
Seguita dalla nascita della Zona A, amministrata dal Governo Militare Alleato, e della Zona B assegnata dall’Esercito Jugoslavo. Un accordo che determinò l’inizio della spartizione di questi territori e il loro destino futuro.
«Il 12 giugno è una data fra le più importanti nel tormentato percorso di Trieste e del nostro territorio attraverso il Novecento – ha ricordato il vicesindaco Serena Tonel – dove la Storia si è intrecciata con le storie, le memorie e le sofferenze dei popoli, delle famiglie, dei cittadini che subirono quei 40 giorni, e quindi di tutti noi. Vorrei onorare il ricordo di chi in quei 40 giorni si adoperò per far sì che Trieste fosse liberata, vedesse il ritorno in città del Tricolore unitamente ai valori di democrazia e libertà».
Compatta la presenza della maggioranza di centrodestra in aula, mentre per l’opposizione erano presenti i consiglieri Giovanni Barbo e Rosanna Pucci (Pd). «I 40 giorni dell’occupazione titina fu un periodo drammatico – ha aggiunto il presidente del Consiglio comunale, Francesco Panteca –, una ferita che è rimasta impressa nella memoria dei triestini. È nostro dovere custodire la memoria, la libertà non è scontata e la storia di Trieste ce lo ricorda con forza». Le celebrazioni, dopo l’alzabandiera, sono proseguite con la deposizione di una corona d’alloro al Parco della Rimembranza e si è chiusa nel pomeriggio con l’ammainabandiera.
“Il 12 giugno 1945 le truppe comuniste jugoslave si ritiravano da Muggia dopo quaranta giorni di cruenta occupazione”, è invece il testo sulla lapide che è stata scoperta nel vano scale del palazzo municipale di piazza Marconi, alla presenza del sindaco Paolo Polidori, del presidente dell’Unione degli Istriani Massimiliano Lacota, che l’ha donata, della giunta e di parte dei consiglieri comunali oltre che di numerosi cittadini. Presente il sindaco di Meduna di Livenza, in provincia di Treviso, Arnaldo Pitton.

All’inizio della cerimonia il maestro Sfetez con la tromba ha intonato l’inno della cittadina rivierasca “Sinceri auguri”, poi ha preso la parola Polidori: «Una cerimonia che commemora una data importante di cui celebriamo l’ottantesimo anniversario, ossia il giorno in cui le truppe comuniste jugoslave abbandonavano quello che sarebbe diventato in seguito la Zona A. Un confine che avrebbe diviso le nostre terre e che portato in seguito alla perdita della Zona B e di parte del territorio comunale, lungo i cosiddetti “Monti di Muggia”, con gli abitanti, loro malgrado protagonisti del piccolo esodo del 1954. Siamo orgogliosi di essere parte di una terra che è l’ultimo lembo di Istria rimasto all’Italia».
Polidori ha ripercorso la storia di Muggia dal Quattrocento, il secolo della dedizione a Venezia della cittadina rivierasca e del suo territorio: «Infatti noi il 25 aprile festeggiamo la festa di San Marco. E dal 2022, poco dopo il mio insediamento come sindaco, celebriamo anche questa ricorrenza, quella del 12 giugno, che segue l’istituzione della solennità della giornata in vigore a Trieste dal 2020. E parliamo della data che segna la vera fine delle sofferenze di queste terre». Lacota ha ricordato come fu proprio Polidori, nelle vesti di vicesindaco di Trieste, a perorare la causa del riconoscimento della ricorrenza: «Abbiamo atteso il 2020 per poter celebrare la commemorazione di una data importante come questa, non solo per Trieste e Muggia ma per tutta le Venezia Giulia, Gorizia e Monfalcone comprese». —
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