Amianto, 200 cause di portuali e marittimi
L’ex console Hikel: 76 vittime in 20 anni. Melato: troppe discariche abusive di Eternit
di Elisa Coloni
di Elisa Coloni

Duecento cause pendenti di marittimi ed ex lavoratori portuali triestini, esposti all’amianto. E una lista di 76 persone morte, negli ultimi vent’anni, colpite da mesotelioma da amianto, dopo una vita passata nei magazzini e sulle banchine del nostro scalo. Quantità più o meno consistenti si trovano, anche a Trieste, un po’ dappertutto: nelle case private e sui tetti degli edifici pubblici, nelle zone industriali e in palazzi del centro.
«Ma la vera bomba ad orologeria è il Porto. Nello specifico, lo Scalo Legnami». Lo definisce così un esperto in materia, Paolo Hikel, console della Compagnia portuale nel suo massimo momento di sviluppo e da tempo portavoce di un ampio gruppo d’opinione che da più parti lancia appelli in nome delle bonifiche. A dimostrazione che il problema esiste ed è sentito anche a Trieste, e non solo nel Monfalconese e nell’Isontino, dove la questione dell’amianto è tornata prepotentemente alla ribalta con la notizia dei 15 dirigenti dei cantieri di Monfalcone accusati di omicidio colposo plurimo per 42 decessi legati all’esalazione di amianto.
«Ma non c’è solo Gorizia - spiega Paolo Hikel -. A Trieste il problema esiste ed è drammatico. Nella nostra città la situazione più preoccupante si registra nel Porto, in particolare nello Scalo Legnami. Tutti sanno che non c’è un solo centimetro dei capannoni di quest’area che non sia fatto di Eternit, materiale nocivo e da eliminare. Ma per il momento nessuno ha fatto nulla. Questa città - afferma ancora Hikel - non potrà andare avanti senza pensare alle bonifiche. È infatti inutile parlare tanto della Ferriera, dei suoi fumi e delle sue puzze, senza guardare ciò che accade a pochi metri di distanza: l’intero Scalo Legnami è ricoperto di Eternit. Ed è inutile programmare bonifiche della zona Ezit se poi non si includono anche le aree portuali. Lo scalo di Venezia è già stato bonificato due volte e ”liberato” dall’amianto. Lo hanno trovato dappertutto: sulle gru, nei magazzini, a terra. Dappertutto. A Trieste, invece, nulla è mai stato fatto. L’amianto resta lì e, quando soffia il maestrale, si diffonde nell’aria, respirato da tutti».
Nella nostra città l’amianto è tanto. «In base a stime della Camera di Commercio e dell’Autorità portuale - spiega ancora l’ex console della Compagnia - tra gli anni Sessanta e Novanta sono arrivate, nel Porto di Trieste, tra le 600mila e le 800mila tonnellate di amianto, caricato sulle navi battenti bandiera canadese e nordamericana, che erano i maggiori produttori di Eternit.
Una condizione che ha permesso all’inizio del Duemila una serie di pre-pensionamenti di lavoratori portuali. Ci sono poi altri luoghi in cui si registrano massicce quantità di amianto, lasciato lì a ”riposare”: nella zona dell’ex Grandi motori, in quella dell’ex Fabbrica macchine. C’è poi amianto sui tetti di molte case popolari (una volta si utilizzava soprattutto sul tetti dei palazzi lato Bora, per evitare che la superficie si raffreddasse così tanto da creare condense e infiltrazioni costanti d’acqua, ndr.), nonché su scuole e altri edifici pubblici». Nell’ambito del rifacimento del palazzo delle Poste, ad esempio, è previsto anche un intervento di bonifica della copertura in amianto.
v Anche il presidente dell’Associazione esposti amianto del Friuli Venezia Giulia Aurelio Pischianz conferma: «Grandi quantità di amianto ancora oggi si trovano nel Porto Vecchio e Nuovo, in Arsenale, nella Zona industriale, all’ex Grandi Motori ed ex Fabbrica macchine di Sant’Andrea». Il presidente dell’Ordine dei medici Mauro Melato, che è anche presidente della Commissione regionale sull’amianto, tenta di non creare allarmismi e spiega: «Il problema esiste e non va sottovalutato. Ci sono capannoni di Eternit che dovranno essere gradualmente smaltiti, perché l’amianto è un materiale nocivo se esalato. Ma - afferma Melato - è importante sottolineare che a creare una situazione di pericolo per la salute delle persone non è la presenza di una copertura di Eternit in sé, ma la sua conservazione. Le tettoie di Eternit contengono infatti fibre compatte di amianto. Il problema sta nella loro friabilità, quando si diffondono nell’aria.
Oppure quando vengono spostate o rimosse da persone non esperte. Per questo bisogna sempre monitorare il territorio. Il problema maggiore, però, è rappresentato dalle discariche abusive sparse un po’ dappertutto. Un problema che per essere risolto dovrebbe incontrare il supporto delle istituzioni. Servono incentivi pubblici per lo smaltimento dell’amianto, molto costoso».
Anche le associazioni ambientaliste continuano a denunciare la presenza di discariche abusive. È il Carso il luogo considerato maggiormente a rischio.
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