Amianto, il Comune chiede 150mila euro per danno d’immagine

Il Comune di Monfalcone per i danni procurati alla salute del suoi cittadini esposti all’amianto e per i danni alla propria immagine va risarcito con 150mila euro con una provvisionale immediata esecutiva a carico del responsabile civile, e cioè la Fincantieri. È la richiesta avanzata dall’avvocato Roberto Maniacco, che tutela il Comune monfalconese nel maxiprocesso per l’amianto che vede imputati 40 tra dirigenti dell’ex Italcantieri, responsabili della sicurezza e titolari di ditte appaltanti per la morte di 85 lavoratori del cantiere.
Maniacco nel suo intervento - ha depositato anche una memoria scritta - è entrato nel merito della vicenda puntando il dito contro i vertici del cantiere colpevoli a suo dire di aver ignorato la pericolosità dell’esposizione all’amianto. «Una pericolosità che era nota a Monfalcone ma non solo se il dottor Claudio Bianchi, medico dell’ospedale monfalconese che curava gli operai, fu chiamato a Hong Kong quale esperto per comprendere i danni da amianto sul territorio e sulle persone e per poterli prevenire».
E Maniacco ha sottolineato come il dottor Bianchi mai sia stato interpellato dai dirigenti della Fincantieri «che sapevano tutto dei morti nei loro cantieri; anzi hanno nominato esperti pagati per contrastare gli studi di Bianchi, non a tutela degli operai. È questa una colpa gravissima».
Il legale del Comune si è anche chiesto come non sia stato reperito alcun documento relativo agli acquisti di amianto e «impressiona il fatto che non si sia trovato un operaio che sia stato reso edotto dei rischi che l’esposizione alle polveri d’amianto poteva comportare».
Maniacco ha anche parlato di danno ambientale provocato dalla dispersione delle polveri di amianto anche al di fuori del cantiere di lavoro. Citando i casi di Marghera e Casale Monferrato, Maniacco ha sostenuto che anche «a Monfalcone venivano usati per la diminuzione del pulviscolo degli aspiratori che proiettavano le polveri di amianto dal luogo di lavoro nell’atmosfera, circostanza che ne comportava necessariamente la presenza nei luoghi prospicienti il cantiere stesso». «Ci fa accapponare la pelle - ha continuato il legale - che subito, al di fuori del perimetro del cantiere e in prossimità dello stesso, ci fossero più scuole comunali».
L’udienza ha visto la conclusione delle parti civili con l’intervento degli avvocati Benzoni e Maso, che tutelano i familiari di due lavoratori morti per amianto, che hanno chiesto la condanna degli imputati e un equo risarcimento.
L’udienza si è conclusa con la prima arringa dei difensori. È intervenuta l’avvocato Rosa Palavera del foro di Milano, difensore di Giorgio Vanni, uno dei rappresentanti delle ditte che lavoravano nello stabilimento di Panzano, imputato per la morte di un lavoratore, Sergio Dotto. La Palavera ha chiesto l’assoluzione per il suo assistito per non aver commesso il fatto allineandosi così alla stessa richiesta avanzata dai pubblici ministeri Luigi Leghissa e Valentina Bossi.
E saranno dedicate alla arringhe dei difensori le prossime cinque udienze del processo già messe in calendario dal giudice monocratico Matteo Trotta. I legali dei dirigenti dell’ex Italcantieri - gli avvocati Borgna e Pagano -, si sono iscritti a parlare nelle ultime due udienze, quelle del 23 e 24 aprile. Il 20 invece interverrà l’avvocato Riccardo Cattarini che tutela Marino Visintin e Mario Bilucaglia, i due ex addetti alla sicurezza del cantiere.
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