Amianto killer, 32 morti più 260 malati

Sono 15 i decessi per mesotelioma. Oltre alla Bisiacaria, l’Azienda sanitaria certifica altri 126 casi nella Bassa friulana
Bonaventura Monfalcone-14.02.2019 Targa per gli esposti amianto-Piazza Unità-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-14.02.2019 Targa per gli esposti amianto-Piazza Unità-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura



Monfalcone e il territorio circostante continuano a pagare un prezzo altissimo all’uso dell’amianto nell’industria cantieristica e non. Nel 2018 sono morte in totale 32 persone per tumori e malattie correlate all’esposizione al minerale killer e altre 260 sono risultate portatrici di una patologia asbestocorrelata. Sono i dati forniti ieri al Tavolo amianto, coordinato dal sindaco Anna Cisint, da parte del responsabile della Struttura complessa di Prevenzione e sicurezza degli ambienti di lavoro dell’Azienda sanitaria Bassa friulana Isontina, Luigi Finotto.

Dei 32 decessi 15 sono stati provocati da mesotelioma alla pleura, una forma tumorale che in assenza di esposizione si verifica in 1-2 casi per milione di abitanti. «In sostanza, il territorio Isontino dovrebbe avere due casi ogni sette anni, Monfalcone due casi ogni 36 anni», ha aggiunto Finotto, dando la misura del fenomeno per un territorio in cui il 65% delle malattie professionali che passano dalla Uopsal è sempre correlato all’amianto. I dati, drammaticamente stazionari rispetto al 2016 e al 2017, sono sovrapponibili a quelli del Centro regionale unico amianto, forniti dal responsabile, Paolo Barbina. Nel 2018 il Crua ha accolto 565 pazienti, il 75% del totale regionale, ed effettuato 128 iscrizioni al Registro regionale amianto. I nuovi casi diagnosticati di malattia polmonare amianto correlata sono stati 192 e i nuovi casi di neoplasia 81.

Nel corso dello scorso anno il Servizio di prevenzione dell’Aas ha certificato 23 nuovi casi di mesotelioma, 39 di neoplasie polmonari, 75 di placche, 10 di asbestosi, 4 di neoplasie alla laringe e 109 di altre patologie legate all’esposizione. In tutto 260 nuovi casi cui vanno sommati i 126 dell’area della Bassa friulana. Qualche spiraglio di speranza i percorsi diagnostici, se precoci e appropriati, e terapeutici possono però aprirli. Lo ha affermato il presidente della Commissione regionale amianto e medico della Pneumologia dell’Aas Bassa friulana Isontina, Fabio Vassallo. Forse non sono molti, ma, come ha riferito Vassallo ieri, «esistono dei casi di tumori asbestocorrelati diagnosticati nel 2014 e nel 2015 che non hanno ancora avuto esito mortale». Insomma, «qualcosa si può fare» e, soprattutto, si può iniziare a lanciare, secondo il medico, un diverso messaggio alla popolazione e soprattutto alla platea degli esposti che, ancora, in diversi casi, non effettuano approfondimenti diagnostici per paura. È il tema emerso di nuovo con forza, assieme a quello dell’esigenza di un rafforzamento del ruolo dei medici di medicina generale, benché esista già un percorso che li coinvolge dal 2016. Non tutti i medici di famiglia, comunque, emettono in modo gratuito il certificato di invalidità civile, com’è stato segnalato anche dal presidente dell’Associazione Ubaldo Spanghero, nonché sindaco di Aquileia, Gabriele Spanghero, che ha sollecitato quindi una definizione del tema per garantire il medesimo trattamento a tutti gli esposti.

Dal 15 novembre il Crua rilascia in modo gratuito il certificato a chi ne faccia richiesta, come ha spiegato il responsabile del servizio. Al tavolo si è toccato anche il tema delle bonifiche e delle azioni intraprese dalla Regione. Se nel 2017 sono state effettuati oltre 2.500 operazioni di rimozione e smaltimento per un totale di 32.700 tonnellate di amianto eliminate dal territorio regionale, in Friuli Venezia Giulia rimangono ancora 370 mila tonnellate di materiali contenenti fibre del minerale da smaltire. —



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