Amnistia per i crimini di guerra nel dialogo fra Serbia e Kosovo

BELGRADO Un colpo di spugna su gravi crimini e sui presunti colpevoli, a chiudere per sempre un capitolo di storia, fatto di sangue, violenze, vendette. Potrebbe essere questo uno degli effetti – uno dei più deleteri - del futuro accordo di “normalizzazione” dei rapporti tra Serbia e Kosovo. Colpo di spugna che porta il nome di amnistia per i presunti criminali di entrambe le parti, siano essi serbi o albanesi, con il beneplacito delle leadership dei due Paesi seduti al tavolo negoziale.
A rivelare il quadro, che avrebbe «scioccato» diplomatici internazionali venuti a conoscenza della possibile intesa, è stato l’autorevole quotidiano kosovaro Koha Ditore, che nei giorni scorsi ha sparato in prima pagina lo scoop. Basata sulle informazioni passate da «fonti diplomatiche molto credibili», la notizia riguarda appunto una «amnistia per i crimini di guerra» compiuti durante e a cavallo della guerra del 1999 in Kosovo.
Per raggiungere l’obiettivo, ha scritto il giornale, Belgrado e Pristina sarebbero pronte a inserire il “condono” direttamente in un allegato del futuro accordo di pacificazione dei rapporti tra le due capitali, da raggiungere con la Ue in veste di facilitatore. La proposta, ha aggiunto il Koha, avrebbe trovato già «aperture» tra i negoziatori, «sia in Kosovo sia in Serbia».
Aperture perché l’eventuale amnistia riguarderebbe «entrambe le parti coinvolte nella guerra in Kosovo». Come danno collaterale, oltre a quello di spegnere ogni speranza di fare giustizia su tanti crimini, ci sarebbe anche l’affossamento del Tribunale speciale sui presunti crimini dell’Esercito di Liberazione del Kosovo, che da mesi avrebbe dovuto emettere le prime incriminazioni.
Ma sul quel fronte tutto tace. Solo una boutade giornalistica? In verità qualche conferma alla storia del Koha esiste. È quella arrivata dall’ufficio della Presidenza kosovara - il presidente Thaci, indicato come imputato eccellente della Corte speciale è sempre stato fra i più accesi critici del Tribunale. Presidenza che ha indirettamente avvalorato le rivelazioni della stampa, specificando che «se ci sarà un accordo» con la Serbia «includerà molti temi» attraverso «protocolli speciali». E «l’amnistia e la riconciliazione potrebbero essere una di queste tematiche speciali», ha dichiarato la Presidenza. Aggiungendo però anche che Pristina rispetta «le leggi e le convenzioni internazionali» e dunque una eventuale amnistia non andrebbe a cancellare i più gravi crimini di guerra e certamente non «pulizia etnica, torture o stupri».
Solo il tempo dirà come si potrà sviluppare la faccenda, che sta comunque tenendo banco sui media serbi e kosovari, che hanno fatto a gara per accusare le rispettive parti di voler garantire l’immunità ai propri criminali. La cosa certa è che un’amnistia non sarebbe un fatto inedito.
Come ha scritto lo studioso Yasmin Naqvi, di colpi di spugna si è parlato in passato in Uganda, Sierra Leone, Angola, Afghanistan, senza dimenticare la possibilità di «amnistie siglate tra due Stati nel contesto di un accordo di pace», valide però solo per i Paesi firmatari. —
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