Anagrafe fiscale troppo “usata” Condannato un funzionario

Due mesi, con i benefici, per aver lavorato “in proprio” all’Agenzia delle entrate. A essere condannato dal gup Laura Barresi, al termine del processo celebrato con rito abbreviato, è stato Giovanni...

Due mesi, con i benefici, per aver lavorato “in proprio” all’Agenzia delle entrate. A essere condannato dal gup Laura Barresi, al termine del processo celebrato con rito abbreviato, è stato Giovanni Galletta, 56 anni, funzionario appunto dell’Agenzia delle entrate. Accusa: aver utilizzato il computer collegato all’anagrafe tributaria nazionale per curiosare sugli affari fiscali di amici e conoscenti. È stato difeso dall’avvocato Antonio Regazzo. Il pm Federico Frezzza aveva ne chiesto la condanna a sei mesi. Galletta era stato chiamato a rispondere di quasi 120 interrogazioni “on line” effettuate da gennaio a ottobre 2013. In particolare il funzionario aveva effettuato 17 accessi relativi a soggetti abitanti in provincia di Messina. Tra questi anche uno riguardante una persona che in quel periodo aveva comprato dallo stesso funzionario un’abitazione nella zona tra Contrada Sorba e Villaggio Bordonaro.

Dai controlli, come detto, erano risultati 98 altri accessi abusivi relativi a persone sempre abitanti a Messina, nella stessa zona in cui il dipendente dell’Agenzia delle entrate possedeva la casa che poi aveva venduto. Nella sentenza, che è stata depositata nei giorni scorsi, il giudice Barresi rileva che nell’ufficio di Galletta «esistevano casi di accessi non inerenti a finalità istituzionali che erano stati effettuati con l’intenzione di fornire informazioni a utenti conosciuti». Continua il gup: «È evidente che Galletta aveva il potere di accedere a quei dati proprio in virtù del ruolo ricoperto ed è altrettanto palese che non poteva comunicare a terzi dati diversi da quelli di cui poteva disporre istituzionalmente». Infine: «Parte delle interrogazioni delle banche dati, come anche ammesso da Galletta, era stata effettuata per finalità private o per fare un favore a un parente o conoscente e quindi estranea all’ambito delle prestazioni attribuite al funzionario in relazione al suo ufficio». Insomma, secondo il giudice Barresi, il funzionario, proprio come dipendente dell’Agenzia delle entrate, avrebbe dovuto avere accesso alla rete «solo per finalità connesse all’attività istituzionale». Da qui la condanna a due mesi di reclusione con la concessione dei benefici.(c.b.

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