Anche all’Ara pacis i soldi destinati ai sacrari militari

MEDEA. Medea chiede che una parte dei 10milioni di euro destinati nel quadriennio 2014/2018 dal governo al recupero e alla valorizzazione dei sacrari militari della Grande guerra venga destinata alla sistemazione dell’Ara pacis mundi. «Onorcaduti dovrebbe fare un ragionamento complessivo con Redipuglia e non dimenticare Medea», osserva Flavio Gallas, ex assessore della giunta Bergamin oggi capogruppo della lista di opposizione Vivere Medea. «Anche se sovradimensionato per le nostre possibilità – prosegue Gallas –, il monumento è importante per la comunità. Bisogna però attivarsi per non essere dimenticati». Come evidenziato ieri l’Ara pacis presenta delle criticità, ma sostituire le piastrelle non basta, la pavimentazione deve essere rifatta a partire dalla soletta. Per Onorcaduti la priorità è però un'altra: la precedenza va data alla messa in sicurezza del cornicione e delle lastre di marmo delle pareti. Sulle condizioni del monumento era intervenuto più di un anno fa l’allora sindaco Alberto Bergamin. L’ex primo cittadino aveva chiesto un preventivo per un intervento d’urgenza che portasse alla sistemazione della pavimentazione almeno sul lato anteriore dell’Ara Pacis. Il verdetto era stato però impietoso. Realizzare un lavoro solo a livello superficiale si sarebbe rivelato insufficiente e non avrebbe risolto il problema in modo definitivo. In prospettiva, la classica “toppa” non avrebbe portato benefici. I tecnici della ditta Gse-Gestione servizi edilizia di Paese (Tv) avevano eseguito delle campionature e avevano concluso che prima di ripavimentare l’area sarebbe stato necessario rifare il fondo. L’amministrazione comunale aveva quindi scritto a Onorcaduti spiegando la situazione. Prima che fosse possibile intervenire, i vigili del fuoco avevano quindi segnalato il cedimento delle lastre di marmo dalle pareti, diventate la nuova priorità.
Il preventivo dello scorso 9 maggio parlava di una spesa prevista di 62mila euro più Iva per la sola messa in sicurezza delle tavelle in travertino, a cui si sarebbero dovuti aggiungere i 134mila della pavimentazione. Da Roma però hanno detto che di soldi non ce ne erano. Poi sono arrivate le elezioni e il cambio di giunta. Con il ministero che si chiama fuori e con il Comune che, da convenzione, è tenuto a occuparsi della sola manutenzione ordinaria, l’unica opzione possibile è fare pressione sulla Regione affinché destini una parte del denaro messo a disposizione dal governo per i sacrari militari. «L’Ara Pacis non è una disgrazia, è un’opportunità – ricorda Gallas –. È l’unico monumento eretto alla pace, qui non ci sono resti umani: la sua filosofia è diversa. Si deve però fare il massimo per tenerlo con decoro; per far ciò però è necessaria una continua e costante azione politica».
Stefano Bizzi
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