Andrej, l’assaggiatore triestino volato in Honduras a creare lavoro nella piantagione di caffè

Godina ha coinvolto anche personale del posto nel progetto con altri soci internazionali. Il tema dell’ambiente 
Il triestino Andrej Godina (a sinistra) assieme a Francesco Villeda Panchito nella piantagione di caffè
Il triestino Andrej Godina (a sinistra) assieme a Francesco Villeda Panchito nella piantagione di caffè

TRIESTE. C’è un pezzo di Trieste in Honduras, che parla di caffè, di tutela ambientale e di collaborazione tra popoli diversi. L’esperto di caffè e assaggiatore internazionale Andrej Godina, triestino, da qualche anno ha acquistato una piantagione nel Paese, diventata poi punto di riferimento per appassionati che vogliono scoprire come nasce un chicco.

Non solo. Godina ha contribuito a ricreare parte di una foresta scomparsa e soprattutto ha inglobato nella sua azienda anche alcune persone che vivono sul posto e che avevano il desiderio di fare parte del grande progetto avviato insieme ai soci da tutto il mondo.

«Nel 2015 per la prima volta ho visitato l’Honduras e la cooperativa Cocafcal nel villaggio di Las Capucas, e mi son innamorato – racconta – della alta qualità del caffè e della piccola comunità di famiglie che da quattro generazioni lo coltivano in montagna. Ho iniziato a organizzare viaggi formativi. Tanti, come me, volevano una propria piantagione in questa zona, e così nel 2017 con i primi soci fondatori abbiamo costituito la società Umami Area Honduras che ha acquistato la terra». Si tratta di 45 ettari coltivati al 45%.

«Con i miei soci abbiamo deciso di preservare parte del terreno tolto alla coltivazione del caffè, che abbiamo riforestato con 350 piantine di liquidambar, una varietà locale di albero ad alto fusto» La società è stata costituita da un primo gruppo di soci fondatori di cinque nazionalità differenti, provenienti da Italia, Germania, Belgio, Honduras e Perù. Andrej e gli altri volevano fortemente coinvolgere nel progetto una persona del posto, e così è nata la collaborazione, e l’amicizia, con Francisco Villeda Panchito.

«Con i primi soci abbiamo deciso di creare un’impresa che fosse, nella sua composizione societaria, inclusiva, e che rappresentasse l’intera filiera di produzione. Il nostro responsabile è Francisco – ricorda – assunto con regolare contratto di lavoro, ed è anche socio. All’inizio non aveva i soldi per acquistare le prime azioni ma siamo riusciti a coinvolgerlo con un progetto a lungo termine, che lo ha reso parte della squadra. E così nel team ci sono un produttore di caffè, il direttore della cooperativa locale, il direttore dell’azienda di esportazione, i proprietari di una piccola catena di caffetterie specialty aperte nella capitale Tegucigalpa e una piccola produttrice di caffè del Perù».

Altri progetti legati al territorio poi riguardano la formazione. «Continuiamo a sostenere la didattica della scuola locale, la Capucas Coffee Academy, e a ospitare giovani studenti o lavoratori che desiderano fare un periodo di stage in piantagione. Di certo – conclude – non appena i voli intercontinentali saranno sicuri, continueremo a promuovere anche i viaggi di formazione per chiunque voglia conoscere meglio questo favoloso mondo».
 

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