Antagonisti e Forza Nuova si ignorano

Il presidio antifascista di piazza della Borsa e il corteo della destra si sono svolti senza incidenti
Di Furio Baldassi

Tanto rumore per nulla. Perchè alla fine due mondi impermeabili erano, e tali sono rimasti. Senza incidenti nè niente. Senza che le due galassie venissero mai a confronto. Antagonisti e Forza Nuova, sinistra e destra che sarebbero piaciute a Giorgio Gaber nella sua famosa canzone.

Da una parte, nella piazza della Borsa modaiola e in fregola di shopping del sabato, i cosiddetti antagonisti e il loro leader Luca Tornatore, riconoscibili per l’abbigliamento grunge e una discreta presenza di stranieri di colore, in realtà messisi in luce più per le loro doti di palleggio (il presidio antifascista prevedeva un defatigante torneo di mini-calcio) che per altri motivi. Atmosfera rilassata e serena, comunque, molti giovani, poca voglia di andare allo scontro diretto. Che, in effetti, non c’è stato.

A circa mezzo chilometro di distanza, invece, si celebravano, all’inizio del Viale, i riti della destra più ruspante e, a sua volta, antagonista nei confronti di quella di potere. Davanti alla fontana con i due mascheroni, bandiere e cantici, teste rasate e teste canute, che fanno tirar fuori a uno dei poliziotti più attempati la miglior battuta della giornata: «Sono invecchiati assieme a noi...», quasi a far intendere che di quel drappello di una cinquantina di persone conosce la gran parte per nome e cognome...

Nell’etere, via walkie-talkie o telefono, si susseguono proiezioni e previsioni. L’apparato di sicurezza, di sicuro, è massiccio. In piazza della Borsa si sono presentate addirittura tre forze dell’ordine, polizia, in assetto antisommossa, carabinieri e finanzieri. In Viale prevalentemente la polizia locale, anche perchè spetta a loro il compito di organizzare il corteo autorizzato che porterà gli aderenti di Forza Nuova fino a piazza Goldoni.

Linea diretta telefonica. In piazza della Borsa si continua a giocare a calcio, con gran passione, anche. In via Valdirivo si snoda lentemente il corteo, con vigili motociclisti e furgonati quasi in maggioranza, quanto a numero.

Partono gli slogan. “Casa e lavoro, prima gli italiani!”. Scatta il deja vu: ma non l’aveva detto Salvini? Importa poco, sempre là siamo. Il serpentone avanza lento, si arriva all’incrocio tra le via Roma e Mazzini dove si temevano possibili contatti. Mancati.

Il bomber di piazza della Borsa mette a segno l’ennesimo gol nelle mini-porte mentre il gruppo di “neri” mette un po’ di pepe nel “liston” del sabato dei triestini, nella via Mazzini pedonalizzata. Li guardano passare, con curiosisità antropologica, e poi continuano a dedicarsi alla ricerca di camicie o scarpe. Il percorso è finito, siamo in piazza Goldoni. «Prima gli italiani!». Okay, ma quali?

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