Antiquariato, i Princivalli lasciano il loro “Giardino”

Dopo 40 anni la famiglia costretta a cedere il gioiello di famiglia, è il segno dei tempi. «I giovani preferiscono il moderno, ci dedichiamo solo alla casa d’aste»
Silvano Trieste 28/05/2011 Asta quadri Tripcovich
Silvano Trieste 28/05/2011 Asta quadri Tripcovich

di Gabriella Ziani

Se gli altri antiquari erano gelosi, avranno passato un Capodanno con più felici brindisi, se erano amici e in più amanti delle belle e preziose cose “a prescindere” si saranno dispiaciuti assai, come molti cittadini di Trieste, per le serrande abbassate del “Giardino”, lo storico negozio di antiquariato dei fratelli Princivalli attivo in via Diaz dopo decenni passati in via Mazzini. Il negozio ha chiuso, 40 anni di lavoro hanno incontrato lo stop. Continua l’attività che era nata come secondaria, e che è diventata prevalente, quella della casa d’aste Stadion, con base in Riva Gulli.

«I tempi cambiano - commenta Furio Princivalli mentre corre in Veneto, chiamato per prendere in carico un nuovo patrimonio che andrà all’incanto -, mio fratello Adriano aveva meno voglia di sobbarcarsi ancora il lavoro, e il negozio avrebbe avuto bisogno di un forte rilancio, la casa d’aste ci impegna moltissimo, non si può fare tutto, tutto bene, e tutto bene per sempre».

Inoltre, «Trieste è quella che è», dice ancora Princivalli, le cui aste sono diventate in città (ma in tutto il Triveneto, con acquirenti esteri e anche d’oltreoceano) un vero evento, al di là degli esiti. Il negozio però era la casa del cuore, «un luogo d’incontro - ricorda l’antiquario -, dove tanti passavano per fare due chiacchiere, per fare il punto». Memorabili le mostre sui pittori triestini, la cui fama e il cui valore hanno preso spinta proprio dal Giardino, un bel nome per un’attività germinata dalla passione: il padre dei Princivalli era un forte collezionista, e l’amore per l’arte è stata ereditata assieme alla competenza. I primi passi con una società già esistente, poi l’avvio, poi l’ingresso del fratello Adriano.

Così anche la Stadion fu in seguito frutto di collaborazione, con l’architetto Franco Deboni e con Stephen Cristea, fondatore e direttore di Sotheby’s a Montecarlo. «Oggi siamo rimasti quasi la sola casa d’aste del Triveneto e ci spingiamo fino a Milano - rivela Princivalli -, il ramo aste della veneta Semenzato è fallito, Finarte è chiusa, in mano alle banche».

Altro che segno dei tempi. La crisi si sente, eccome. L’antiquariato è certamente un “brand” di lusso. Ma i giovani se ne allontanano non tanto per i soldi, quanto proprio per una differenza di gusto e cultura: «Preferiscono il moderno». E i loro genitori? «Hanno le case già piene». Il negozio basato sulla visita, sulla chiacchiera, sulla continuità che diventa amicizia leggera è entrato in sofferenza.

Così un altro negozio “storico” abbandona la città. Al suo posto, dopo che a fine dicembre i Princivalli hanno organizzato una svendita di alcuni pezzi, si sa già chi è destinato a entrare fra poco. Si tratta di una coppia di Venezia, lui ceramista e lei autore di opere in legno. Il marito segue la nuova passione della moglie: «La moglie - dice l’antiquario - si è innamorata di Trieste, e hanno deciso di trasferirsi». La nuova attività potrebbe aprire già a febbraio.

Furio Princivalli è stato tra i fondatori della mostra-mercato di antiquariato di Villa Manin, e poi tra i creatori di quella che ormai da 20 anni si svolge a Trieste. Tra i momenti più impegnativi ed emozionanti della sua carriera l’asta dei beni Thurn und Taxis a Duino, quando il principe dovette vendere per conservare e restaurare il castello di famiglia. Chiamò una notissima casa d’aste parigina, e Princivalli, e i parigini gli lasciarono l’onere e pure l’onore.

Ma nel cuore dell’antiquario, lo si capisce da una domanda a bruciapelo, resta soprattutto l’orgoglio di aver esaltato la grande classe dei pittori triestini: «C’era la fila fuori dal negozio». Adesso ormai quelli sono quadri quasi introvabili.

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