Anziana uccisa in casa a Longera: testimonianze discordi

«Ho visto delle persone che si aggiravano vicino alla casa di Bruna attorno alle 18 di mercoledì. Non so chi fossero. Perché qui intorno ci si conosce tutti. E quelli erano sconosciuti».
Spuntano i primi testimoni nelle indagini che i carabinieri stanno conducendo sulla morte di Bruna Cermelli, la disabile di 76 anni trovata cadavere nella camera da letto della sua villetta di Strada per Longera 193. La donna, che presentava una lesione alla testa e al collo, è stata rinvenuta riversa nella serata di mercoledì sul pavimento della camera da letto vicino alla cassaforte che - come hanno poi accertato gli investigatori coordinati dal pm Massimo De Bortoli - presentava segni di effrazione. I ladri volevano svaligiare la cassetta di sicurezza che era fissata in un armadio e nascosta dai vestiti appesi. È questo della cassaforte - assieme alla rete che delimita la proprietà abbassata in un punto e ad altri indizi - l’elemento-chiave che ha indotto i carabinieri a indirizzare le indagini verso l’omicidio, dopo che in un primo momento si era pensato anche a una morte accidentale.
I testimoni ieri hanno riferito ai carabinieri di alcune persone che in quel lasso di tempo salivano lungo la stradina che parte dalla via principale. Ma le descrizioni, da quanto trapelato, presentano alcune macroscopiche contraddizioni. C’è chi ha parlato agli investigatori di una persona che camminava guardando insistentemente all’interno dei cortili delle villette, chi di un gruppetto di uomini e chi anche di tre persone, due uomini e una donna. I racconti - per quanto nebulosi - hanno però un filo conduttore che li unisce. Il filo è che quelle persone sono tutte estranee, sconosciute agli abitanti delle casette attorno a quella in cui viveva Bruna Cermelli. Per questo sono state notate.
Quello che manca al momento è una descrizione particolareggiata e soprattutto sufficientemente attendibile dell’aspetto e degli abiti delle persone notate. Per questo anche ieri i militari del reparto investigativo hanno continuato a interrogare i residenti. Basterebbe un particolare, un modello di macchina per esempio, o una caratteristica somatica inconfondibile, per poter dare una svolta alle indagini.
L’ipotesi prevalente al momento è che ad agire sia stato un gruppetto di ladri. Intenzionati a svaligiare la casa della disabile. Una banda di balordi che proprio quella sera ha scelto la zona isolata di Longera per mettere a segno un raid, una serie di furti. Come spesso nei mesi scorsi è accaduto in città e soprattutto in periferia. L’ipotesi è che mercoledì sera i balordi abbiano scelto come primo obiettivo proprio la villetta dell’anziana. Superare la rete di cinta è stato un gioco da ragazzi e così anche per la porta d’ingresso che dà sul lato sinistro della casa. Porta che gli investigatori ritengono possa essere stata lasciata erroneamente aperta, solo accostata, dalla stessa proprietaria. È probabile che Bruna Cermelli, malgrado fosse molto diffidenti - tanto da verificare di persona l’identità di chi suonava al cancello esterno - poteva aver chiuso male la porta che dà sul cortile. In quel momento, sempre secondo gli investigatori, la donna era nel tinello o forse si trovava in bagno. All’improvviso ha udito dei rumori e aiutandosi col deambulatore è andata in camera. E se li è trovati davanti mentre stavano tentando di aprire la cassaforte.
Entro la prossima settimana il medico legale Fulvio Costantinides eseguirà l’autopsia non solo per risalire esattamente alle cause della morte, ma anche per ricostruirne gli aspetti dinamici: la spinta, la caduta, il trauma alla testa e al collo. Ma fondamentali saranno anche i risultati delle analisi tecniche effettuate dai carabinieri. Tracce, impronte che potrebbero essere state lasciate dai malviventi nella casa di Bruna Cermelli ma soprattutto sulla cassaforte quando hanno tentato, senza riuscirci, di forzarla con un cacciavite o qualcosa di simile.
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