Aperta la Casa della Musica centro di cultura e turismo

GRADO. La Casa della Musica, e la mostra allestita all’interno che rimarrà aperta fino al 27 luglio, rappresentano e raccontano la storia di Grado tra l’Alto medioevo e l’Età moderna. L’inaugurazione dell’edificio, un complesso iniziato nel 2009 e conclusosi pochi mesi fa, ha consentito di compiere degli accertamenti storici di indubbio valore, soprattutto relativamente alla datazione dell’edificio che è uno dei più antichi di Grado in quanto risalente all’epoca della costruzione delle basiliche: la metà del VI secolo dopo Cristo. La casa, addossata alle mura dell’antico castrum, è oggi destinata, come ha detto il sindaco Edoardo Maricchio all’apertura dell’edificio e alla contestuale inaugurazione della mostra “Grado – Un restauro per la storia – Vivere a Grado tra l’Alto medioevo e l’Età moderna”, a diventare un centro di aggregazione di iniziative turistiche e culturali, ma anche di rappresentanza.
Tutto nasce da una stretta e collaudata collaborazione fra Comune e Soprintendenza per i beni archeologici del Friuli Venezia Giulia in quanto lo scavo archeologico e il restauro architettonico (progettisti gli architetti Dario Del Zotto e Paolino Cristin) si sono svolti in simbiosi. A raccontare dell’importanza dell’intervento e soprattutto di ciò che storicamente rappresenta la Casa della Musica ci ha pensato il soprintendente Luigi Fozzati mentre degli aspetti tecnici dell’intervento ha parlato il dirigente dell’ufficio tecnico comunale, Andrea De Walderstein.
L’arciprete monsignor Armando Zorzin ha, invece, prendendo spunto del nome dell’edificio, Casa della Musica” (è stata sede del corpo bandistico fra il 1800 e il 1900 ed è stata pertanto oltremodo significativa la partecipazione alla cerimonia della Banda civica), ha significato che la musica rappresenta un messaggio di armonia e che i gradesi debbono essere orgogliosi della loro storia per proiettarsi verso il futuro. Presenti alla cerimonia anche il comandante di Circomare, Ottavio Cilio, e quello della stazione dei carabinieri, Marco Revelant, ma soprattutto tanti cittadini e turisti che a gruppetti hanno potuto visitare la struttura e la mostra che si snoda su due piani. Tra i reperti rinvenuti un frammento di pettine e un frammento di fiaschetta entrambi di epoca longobarda, alcune monete, un più recente, ma sempre antico, piatto nuziale in ceramica graffita policroma con la raffigurazione di un coniglio e quelli più antichi: alcune lucerne di produzione africana con raffigurazioni cristiane. Al centro della sala al piano terra, c’è anche un’anfora che è stata trovata fra i resti delle “Piere de San Gotardo” che si trovano in mare più o meno dinnanzi al Comune.
Il coordinamento scientifico è di Marta Novello, funzionario archeologo della Soprintendenza e dell’archeologo gradese Dario Gaddi dell’Archeotest mentre il recupero architettonico dell’edificio è del Comune sotto la sorveglianza della Soprintendenza e in specifico di Annalisa De Comelli e Cristina Giachin. La mostra gode del patrocinio della Fondazione Carigo. L’intervento è costato 880 mila euro. La mostra che rimarrà aperta sino al 27 luglio può essere visitata – ingresso libero - durante questo mese di giugno dalle 16 alle 20 mentre in luglio dalle 17 alle 22 (chiuso il lunedì).
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo