Apre la “Casa” per i migranti a Fernetti

Partito il trasferimento di pachistani e afgani nell’ex caserma dedicata al premio Nobel per la pace Malala Yousafzai
Di Gianpaolo Sarti
Lasorte Trieste 11/10/16 - Fernetti, Casa Malala Yousafzai, Ex Caserma GdF, Rifugiati
Lasorte Trieste 11/10/16 - Fernetti, Casa Malala Yousafzai, Ex Caserma GdF, Rifugiati

La Prefettura di Trieste ha aperto le porte dell'ex caserma della Guardia di Finanza di Fernetti per ospitare novanta richiedenti asilo di nazionalità pachistana e afgana. Vengono trasferiti dall'Excelsior, il camping che da questa estate sta dando alloggio ai migranti insieme a un'altra struttura a pochi passi dal confine, l'Hotel Transilvania.

Circostanza che negli ultimi mesi aveva innescato non poche proteste da parte della cittadinanza locale: il piccolo borgo di frontiera, una frazione di Monrupino che conta su appena una settantina di residenti, aveva dovuto improvvisamente fare i conti con un centinaio di profughi. Di qui la scelta, da parte della Prefettura, di provvedere con una riorganizzazione dell'accoglienza. Il trasloco nella vecchia caserma delle Fiamme Gialle, un palazzo che si trova nei pressi della Polizia di frontiera e dell'Interporto, è comunque già in corso.

In questi giorni il prefetto Annapaola Porzio ha incontrato il sindaco Marko Pisani e una rappresentanza di abitanti del posto in modo da spiegare le ragioni della decisione. «Presupposto che non supereremo mai le novanta unità e che l'intento per il futuro è alleggerire il più possibile le presenze a Fernetti, il mio obiettivo è fare in modo che queste persone possano avere una sistemazione migliore, di pregio», ha evidenziato il prefetto. «Io credo fermamente in soluzioni che diano dignità tanto ai richiedenti asilo quanto ai residenti».

La struttura demaniale, che tra luglio e agosto è stata sottoposta ad alcuni interventi di riqualificazione, prevede anche un utilizzo di tipo diurno per attività. Una parte dello spazio verde che circonda la caserma sarà utilizzato per la coltivazione e per giocare a cricket, sport molto amato nei rispettivi paesi di provenienza degli ospiti. I migranti saranno impiegati in progetti di volontariato con interventi di pulizia delle strade e sentieri o altri servizi.

La caserma d'ora in avanti avrà un nuovo nome: si chiamerà "Casa Malala", in omaggio al premio Nobel per la pace di origine pakistana. «Ci è sembrato giusto intitolarla così - rileva Porzio - anche per evitare il termine 'centro' che non esprime al meglio l'idea di accoglienza che sta alla base di tutto». È la Caritas per il momento a fornire i pasti, ma non appena sarà disponibile la cucina, che necessitava di alcune migliorie tecniche di sicurezza, la struttura funzionerà autonomamente. Il controllo e il monitoraggio delle persone accolte è invece affidato agli operatori dell'Ics.

«Sono richiedenti asilo - ha voluto puntualizzare ancora il prefetto - e in quanto tali possono circolare liberamente. Questo, quindi, non è un Cie. La differenza rispetto a prima sta nel fatto che ora abbiamo a disposizione un intero edificio, una sorta di hub che impiegare anche per la prima accoglienza per chi è in attesa di trasferimento». A fianco della caserma, nell'ex casa del comandante della Guardia di Finanza, sorgerà pure un ambulatorio medico.

A conti fatti a Fernetti attualmente risultano circa un centinaio di profughi, di cui settanta nel campeggio e una trentina all'Hotel Transilvania. «Una struttura, quest'ultima, che pian piano inizieremo a svuotare per trasferire i richiedenti asilo nel territorio nazionale», ha annunciato il prefetto. «Proprio perché, ribadisco, l'intento è ridurre il numero di presenze. È un impegno che ho preso con la cittadinanza del posto e intendo rispettarlo. Nell'ultimo incontro che ho avuto qualche giorno fa con i residenti, alla presenza degli ospiti, ho potuto ascoltare le preoccupazioni di chi abita a Fernetti. Preoccupazioni e timori che sono comprensibilissimi, è un disagio che si può condividere perché è dovuto agli aspetti psicologici legati alla sicurezza, alla paura di ciò che non si conosce. Ma credo che i cittadini abbiano capito - ha concluso Porzio - perché hanno dimostrato un grande senso di civiltà e io li ho ringraziati per questo».

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