Apre l’hamburgeria del pesce La catena Pep’s ora si fa in tre
«Non c’è due senza tre!», scherza Antonio De Paolo, ad un paio di giorni dalla sua ennesima avventura nel mondo della ristorazione, che lo porterà a disporre di tre locali nell’arco di poco più di 300 metri. Il referente triestino di Eataly, che è sul mercato anche come imprenditore in proprio, affiancherà da giovedì all’ormai storico Pep’s di piazza Verdi e alla Pep’s Steakhouse di via del Teatro la Pep’s Fishouse. Che, particolare non trascurabile, va a prendersi il posto che fu di un locale molto trendy negli anni ’90, l’Elefante Bianco.
Piacevano, in quel periodo, il suo arredamento dorato e ridondante, le sue luci tutt’altro che soffuse, la gentilezza e l’ironia di Lele e Rita, la possibilità di tirar tardi in pieno centro e a due passi dai teatri e dai cinema. Tutto archiviato o, al massimo, affidato al portafoglio dei ricordi più cari, dei momenti da salvare.
Adesso si volta pagina. Una scelta quasi obbligata dopo che l’ultimo chef dell’Elefante vecchia maniera, Vincenzo Vitola ha seguito De Paolo a Eataly. E poi, onestamente, non è che in città manchino i ristoranti di pesce. Mancava, invece, una fishhouse, tipologia abbastanza diffusa nel Nord Europa.
In questa hamburgeria di pesce, che si inaugura giovedì alle 18, ci sarà dichiaratamente un approccio più casual, in un ambiente giovane e informale che del vecchio ristorante ha mantenuto solo il “guscio” esterno.
Ci si potrà sedere nei nuovi, moderni tavoli, che totalizzano tra veranda e sala interna circa una cinquantina di posti a sedere, ma anche prendere del cibo per asporto, come ad esempio i cartocci di pesce fritto che si preannunciano come una ghiotta novità dell’estate triestina.
Prevista anche una vasta scelta di panini di mare, una variante più sana della solita abbuffata di carne e soprattutto le porzioni di “fish and chips”, pesce e patatine fritte, lanciate alla ribalta e nell’immaginario collettivo dagli inglesi, che ne erano e ne sono tuttora consumatori seriali.
La storia vuole che questa possa venir considerato come uno dei pochi piatti tipici della cucina britannica. Oltremanica consiste in un filetto di pesce bianco (solitamente gadidi come il merluzzo o l'eglefino) che viene fritto in pastella e attorniato da abbondanti e spesse patatine, anch'esse fritte. Nel Regno Unito viene ancora servito con una spruzzata di sale e di aceto (solitamente di malto) e molto spesso è accompagnato anche da altre pietanze, tipo dei piselli bolliti e passati a mo’ di zuppa.
Come si diceva, è un piatto molto diffuso anche in Irlanda, Australia, Nuova Zelanda, Sudafrica, Canada e Stati Uniti, mentre in Europa è stato ripreso da alcune catene, come la Nordsee. Particolare curioso, in Inghilterra in anni in cui l’igiene, anche a tavola, veniva considerato meno, fish and chips venivano servite in cartocci fatti di carta di giornale. E in Gb scoppiò una mezza rivoluzione quando le nuove regola sanitarie imposero la semplice carta alimentare. Anche perchè, pare, a un certo gusto non era estraneo l’inchiostro di stampa presente nelle pagine...
Lo chef sarà il triestino Giulio Gaiotti, che vanta esperienze a Hong Kong e in Australia e lo staff sarà composto da cinque persone. Si punterà, oltre che su vino e Birra Moretti, anche sui cocktail, affidati per i primi tre mesi a Omar, un artista dello shaker attualmente operativo nel limitrofo Pep’s, la casa-madre. (f.b.)
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