Apre “Regno di Illyria” scuola privata popolare

Dove le istituzioni scolastiche non arrivano, ci pensano i cittadini. A Monfalcone un’associazione di promozione sociale senza scopo di lucro sta facendo nascere una nuova scuola, privata ma a prezzi popolari, che «si pone di colmare il vuoto percepito nel sistema di istruzione pubblica».
Si chiama Regno di Illyria ed è una scuola “di educazione parentale” pensata per i bambini di materne e primarie che negli istituti tradizionali non si sentono a proprio agio. Ha sede al primo piano di via Roma 50, nel cuore cittadino, ed è nata sull’onda del cosiddetto “home schooling (istruzione domiciliare)”, un fenomeno nato negli anni Ottanta negli Stati Uniti che pian piano ha preso piede anche in Europa. Per quanto riguarda l’Italia, il principio guida su cui realtà come questa fanno leva è l’obbligo di istruire i figli sancito dalla Costituzione. Il ragionamento è questo: non è obbligatorio andare a scuola, ma istruire i figli. E spetta ai genitori decidere che tipo di formazione dare ai propri bambini. Se questi ultimi per qualche motivo a scuola non si trovano bene, nessuno vieta di farli studiare a casa o in realtà alternative. L’unico obbligo è seguire i programmi ministeriali e superare ogni anno gli esami nelle scuole pubbliche che attestano l’apprendimento paritario.
La nuova scuola di educazione parentale “Regno di Illyria” si affaccia sul territorio monfalconese in questa cornice. Si distingue dall’istruzione domiciliare nel mettere a disposizione una struttura per quanti vogliano intraprendere questo percorso, abbattendo i costi a carico di ogni famiglia.
Promotrice dell’iniziativa una coppia di genitori, Mauro Cossovel e Sheila Sensi. Lui è un ex ufficiale di bordo che lavora come consulente marittimo. Lei, già perito aziendale, ha successivamente preso il dipolma di tecnico dei servizi sociali. I due, infatti, si sono conosciuti nel mondo del sociale perché entrambi operano già da una quindicina di anni come volontari nel servizio di ambulanza Croce Bianca e nella Società nazionale di salvamento.
E nel crescere la loro figlia (Tess, cinque anni), si sono trovati a raccogliere il malcontento degli altri genitori. Spiega Sensi: «I motivi dello scontento sono i più disparati. Dalla mancanza di posti alle materne alla carenza di metodologia nelle primarie. In classe i bambini devono seguire i tempi delle maestre, e il fatto di non riuscire a rispettare la tabella di marcia crea motivo di disagio. La sensazione è che andare a scuola sia diventato per il bambino un motivo di stress invece che un’esperienza positiva».
Da qui la scelta di dare un’alternativa «per il benessere dei figli» basata «sull’istruzione famigliare, giacché crediamo che un bimbo debba stare a contatto con i genitori per i primi cinque anni». Ecco che gli educatori potranno essere – oltre a liberi professionisti qualificati – i genitori stessi, cui l’associazione chiede di diventare soci («100 euro al massimo la quota annuale«) per partecipare insieme ai figli alla loro educazione. E fra le materie, oltre alle tradizionali, spunta anche lo yoga «per crescere dal punto di vista emotivo».
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