Architetto nei guai per il ratto del gatto Amalia
Si chiama Amalia ed è una gatta gialla e nera. Per trovarla e restituirla alla donna che sostiene di esserne la “vera” proprietaria, il pm Massimo De Bortoli non solo ha aperto un’inchiesta per il furto del felino, ma ha anche spedito due carabinieri a perquisire l’abitazione di un’architetto, ritenuta la ladra di Amalia. Ora del gatto non si sa più nulla ma Serena Trampuz - questo è il nome della professionista, è imputata del furto della gatta e ne deve rispondere davanti al giudice Marco Casavecchia.
L’altra mattina erano stati convocati in aula per testimoniare sei persone ma il processo è slittato a settembre. Prima di quella data Manola Reiss, la donna che ritiene di essere stata derubata di “Amalia”, è impegnata in gravosi compiti che non le consentono di presenziare al dibattimento. Voleva anche costituirsi parte civile, ma l’avvocato Carlo Falagiani è riuscito a bloccare l’ iniziativa. «Come può provare che Amalia era proprio di sua proprietà?»
La vicenda su cui dovrà pronunciarsi la magistratura penale, risale all’estate del 2010. L’architetto Serena Trampuz aveva visto aggirarsi nel giardinetto di piazza Hortis una gatta malconcia e deperita. Sembrava randagia e assieme ad un’amica, un’insegnante di inglese, aveva deciso di aiutarla, curandola e dandole una casa. La bestiola si era fatta catturare: era stata portata nell’ambulatorio di un veterinario che l’aveva curata e vaccinata. Poi l’aveva “targata” con un numero di serie per consentirne sempre l’identificazione.
Sembrava una storia a lieto fine, una delle tante in cui una persona gentile aiuta un animale in difficoltà. Per scrupolo l’architetto e l’amica professoressa avevano all’epoca anche indagato sull’eventuale scomparsa da casa di qualche gatto domestico; ne avevano parlato con Giorgio Cociani, gestore del gattile. Lui aveva consigliato alle due donne di chiedere notizie a una commerciante che gestisce una drogheria in Città vecchia. «Mai visto in zona questa gatta gialla e nera» aveva risposto l’interpellata.
Ma la voce del ritrovamento era corsa nell’ambiente ristretto di chi dedica parte della propria vita ai gatti. Manola Reiss, non aveva avuto dubbi. Erano passati 30-40 giorni dal ritrovamento in piazza Hortis. «Il gatto è mio, me lo avete sottratto». Era stata presentata una denuncia per il furto del felino, articoli 624-625 del Codice penale. Il pm Massimo De Bortoli aveva avviato l’inchiesta e aveva spedito due carabinieri a perquisire l’abitazione dell’architetto. Ma il gatto non c’era. Da tempo si era trasferito a casa della professoressa. Poi Amalia aveva lasciato, insalutata ospite, anche questa dimora. Dove sia finita nessuno lo sa. Il processo però è avviato e promette scintille e graffi.
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