Monfalcone, in Corso del Popolo l’arco contestato: «Sembra Auschwitz»
Alto oltre 7 metri e realizzato in metallo corten e vetro, l’arco non piace ai commercianti della zona: «Fa tanto cantier aruginido»

A inquadrare l’ingresso in Corso del Popolo c’è da qualche giorno il portale voluto dal Comune per connotare, e rilanciare, il centrale asse cittadino come “via dell’arte”.
Una struttura realizzata, su progetto dell’architetto monfalconese Francesco Morena, in metallo corten e vetro, «materiali scelti per la loro resistenza, durabilità ed eleganza, in grado di integrarsi armoniosamente con il contesto urbano», come spiega l’ente locale. Alto 7, 10 metri per una larghezza di 7, 50, il portale ha dimensioni tali da garantire il passaggio di autobus e mezzi di soccorso, ma, almeno nel corso dei lavori, come ha rilevato qualche cittadino, ha ristretto lo spazio per il transito dei pedoni.

La struttura sarà illuminata da un sistema di luci Led integrate nelle lastre di vetro, che verranno attivate solo al termine delle opere di ripristino della pavimentazione, per garantire un effetto scenografico completo, e quindi tra fine agosto e inizio settembre.
L’impresa Piovanello di Due Carrare (Padova) lavorerà anche la prossima settimana per completare nei tempi previsti un intervento del valore complessivo di 120 mila euro, la metà in sostanza dell’investimento complessivo del Comune per il progetto della “Via dell’arte”, coperto per 88.310 euro da fondi regionali per il Distretto del commercio e per 151.690 euro da fondi di bilancio dell’amministrazione.
Il portale quindi è stato installato e, pur volendo, non ci saranno i passi indietro sollecitati dal consigliere comunale e regionale Diego Moretti, che non ha esitato in questi giorni a paragonare la struttura al «noto ingresso del campo di concentramento di Auschwitz».
«Prima di esprimere giudizi bisognerebbe almeno attendere il completamento dei lavori», ribatte il sindaco Luca Fasan. «Certi richiami a tristi parallelismi storici inoltre non nascono da ciò che realmente si potrà vedere – aggiunge Fasan –, ma dai preconcetti politici di Moretti, che lo spinge a interpretare ogni cosa solo in un’unica direzione». Il portale pare comunque non entusiasmare nemmeno i commercianti della via. «Meno peggio del previsto, ma sembra un po’ cantier aruginido e il materiale usato cozza con il vetro», spiega un negoziante, mentre un’altra commerciante si dice dubbiosa si tratti di «una spesa che porterà a qualcosa, a livello di rilancio del commercio». «Trovo il portale abbastanza bruttino e forse quei fondi potevano essere impiegati meglio», aggiunge.
Per il sindaco Fasan, invece, il portale, «ispirato a celebri esempi internazionali come quello ormai iconico installato a Carnaby Street, dalla cui parte alta è stato tratto spunto per realizzare quello cittadino, sarà un biglietto da visita della via per chi arriva da piazza della Repubblica e un segno distintivo di corso del Popolo».
L’installazione, inoltre, è «frutto di un lungo iter progettuale e autorizzativo condotto in raccordo con la Soprintendenza ai Beni Culturali, con studi e test per verificare resistenza e impatto visivo» e «rientra nel piano di rigenerazione urbana del corso, già oggetto di interventi di arredo artistico e valorizzazione culturale e sin dalla sua prima fase di progettazione abbiamo condiviso anche sulla stampa i render dell’opera».
Il sindaco bolla quindi l’opinione di Moretti come «strumentale», ritornando poi sulle azioni realizzate per rendere attrattiva la città grazie ai 115 milioni di euro di investimenti regionali portati in città dalle amministrazioni comunali dal 2017 a oggi.
«Negli ultimi nove anni si è rimediato alla devastazione del passato rigenerando completamente il comprensorio con una nuova piazza, la sistemazione della viabilità del corso, l’apertura di un Museo e della Galleria rifugio, l’arricchimento floreale, la sistemazione del pilo e del leone di san Marco», rincara la già sindaco Anna Cisint, sottolineando l’attenzione particolare dedicata al corso e al teatro che vi si affaccia.
«Al consigliere Moretti ogni miglioramento cittadino non piace perché forse ha nostalgia della città immobile e in degrado delle giunte di sinistra – aggiunge Cisint –. Ma la critica, anche legittima, non può trascendere perché ci sono pagine di storia che richiedono il massimo rispetto. A settembre apriremo una mostra per ricordare l’apporto della cultura e dell’arte ebraica nell’Isontino sino a quel tragico evento dell’olocausto che ne ha cancellato la presenza nel territorio».
Riproduzione riservata © Il Piccolo